Rosatellum, la simulazione: Pd guadagna, M5s perde rispetto all'Italicum. Ma la governabilità rimane lontana
Le larghe intese saranno l'unica speranza
per un governo stabile. Ma il Pd con il Rosatellum guadagnerà 20 seggi,
in gran parte tolti al M5s che è penalizzato rispetto all'Italicum
modificato in vigore. Sono le conclusioni di una ricerca dell’Istituto
Carlo Cattaneo per Open Gate Italia che simula i risultati con il
Rosatellum e il Consultellum in confronto alla situazione uscita dal
voto 2013.
Cosa cambierà per i partiti italiani con l’introduzione del Rosatellum bis? Quale di loro diventerà ‘più forte’ con la nuova legge elettorale? Le simulazioni eseguite dai ricercatori Marco Valbruzzi e Rinaldo Vignati, studiando la distribuzione dei flussi elettorali delle ultime elezioni, rispondono a questa e altre domande. "La realtà italiana - spiega Laura Rovizzi, ad di OpenGate - è unica nel suo genere. Provare ad interpretarla nel migliore dei modi oggi può aiutarci ad ipotizzare al meglio cosa possiamo diventare domani".
Nonostante si dica spesso che l'importante per una legge elettorale è garantire maggioranze solide e stabili, la simulazione del Cattaneo evidenzia come, anche con questo sistema, nessun partito o coalizione riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta alla Camera la sera stessa delle elezioni.
La distribuzione dei seggi sarà comunque positiva per il Partito Democratico che ha fortemente voluto questa legge: rispetto alla situazione attuale (l'Italicum come modificato dalla consulta) i dem guadagnerebbero 20 deputati. Il saldo rispetto alle scorse elezioni è però sensibilmente negativo: oltre 100 seggi in meno. Al contrario, il Movimento 5 stelle risulta danneggiato, perdendo 24 seggi. Eppure - rispetto al 2013 - i 'grillini' otterrebbero comunque circa 60 seggi in più.
Cosa cambierà per i partiti italiani con l’introduzione del Rosatellum bis? Quale di loro diventerà ‘più forte’ con la nuova legge elettorale? Le simulazioni eseguite dai ricercatori Marco Valbruzzi e Rinaldo Vignati, studiando la distribuzione dei flussi elettorali delle ultime elezioni, rispondono a questa e altre domande. "La realtà italiana - spiega Laura Rovizzi, ad di OpenGate - è unica nel suo genere. Provare ad interpretarla nel migliore dei modi oggi può aiutarci ad ipotizzare al meglio cosa possiamo diventare domani".
Nonostante si dica spesso che l'importante per una legge elettorale è garantire maggioranze solide e stabili, la simulazione del Cattaneo evidenzia come, anche con questo sistema, nessun partito o coalizione riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta alla Camera la sera stessa delle elezioni.
La distribuzione dei seggi sarà comunque positiva per il Partito Democratico che ha fortemente voluto questa legge: rispetto alla situazione attuale (l'Italicum come modificato dalla consulta) i dem guadagnerebbero 20 deputati. Il saldo rispetto alle scorse elezioni è però sensibilmente negativo: oltre 100 seggi in meno. Al contrario, il Movimento 5 stelle risulta danneggiato, perdendo 24 seggi. Eppure - rispetto al 2013 - i 'grillini' otterrebbero comunque circa 60 seggi in più.
PARTITO | Situazione nel 2013 | Ipotesi Italicum modificato* | Ipotesi Rosatellum | Differenza Consultellum - Rosatellum | Differenza Rosatellum 2017- situazione 2013 |
---|---|---|---|---|---|
Pd | 299 | 176 | 195 | +19 | -104 |
M5s | 109 | 194 | 170 | -24 | +61 |
FI | 97 | 101 | 100 | -1 | +3 |
Ap | 45 | 14 | 18 | +4 | -27 |
Sinistra unita | 38 | 28 | 26 | -2 | 12 |
LN | 20 | 83 | 89 | +6 | +79 |
Fdi | 10 | 22 | 20 | -2 | +10 |
-----------------------------------------------------------------------------------
La vera avanzata è quella della destra: Lega Nord passa da 20 seggi attuali a 89 con il Rosatellum (83 con l'Italicum corretto). Fratelli d'Italia raddoppia:
da 10 a 20 seggi. In questo modo, la coalizione di centrodestra supera
in numeri il Movimento 5 stelle e il Pd da solo. La sinistra, che nelle
ipotesi qui sopra si presenta unita (Sinistra italiana, Mdp, Campo
progressista) otterrebbe poco più di 20 seggi.
I piccoli partiti risulteranno fondamentali: diventeranno delle "cerniere - spiegano i due studiosi - che potranno spostare gli equilibri del Parlamento".
Dal punto di vista delle coalizioni, come detto, il centrodestra unito vale oltre 200 seggi. Nell'ipotesi (difficile) in cui il Pd si allei sia con la Sinistra che con i centristi di Alfano, la coalizione raggiungerebbe i 239 seggi. Lontano dalla maggioranza.
I piccoli partiti risulteranno fondamentali: diventeranno delle "cerniere - spiegano i due studiosi - che potranno spostare gli equilibri del Parlamento".
Dal punto di vista delle coalizioni, come detto, il centrodestra unito vale oltre 200 seggi. Nell'ipotesi (difficile) in cui il Pd si allei sia con la Sinistra che con i centristi di Alfano, la coalizione raggiungerebbe i 239 seggi. Lontano dalla maggioranza.
· LARGHE INTESE UNICO GOVERNO POSSIBILE
Con questi numeri, è solo una la coalizioni ipotizzabile per raggiungere una maggioranza. La prima vede la creazione di un gruppo "di larghe intese", con l'alleanza tra Pd, Forza Italia e le forze di centro che fanno capo a Alleanza Popolare, che riuscirebbe a ottenere la maggioranza dei seggi, seppur di poco e appoggiandosi per forza ai deputati eletti all'estero.
Impossibile invece un governo degli anti-sistema, con l'unione di M5s, Lega e Fratelli d'Italia-An. Sia perché i pentastellati hanno più volte ribadito di essere contrari a patti con gli altri partiti, sia perché non raggiungerebbero comunque i 315 seggi.
· COLLEGI, SOGLIE, FLUSSI: CHI È AVVANTAGGIATO
Le caratteristiche principali dei partiti. L'analisi dei due statistici prende in considerazione gli ultimi cinque anni della vita politica, trovando degli elementi che in questo tempo si sono radicati. Il Movimento 5 stelle, ad esempio, durante questo periodo ha consolidato il suo elettorato. Il voto dei pentastellati non è risultato temporaneo, come si pensava all'inizio, ma anzi in ogni occasione si assiste a una grande partecipazione dei grillini.
l Pd, al contrario, mostra una consistente parte dei suoi elettori che, pur restando fedele al partito, non segue le indicazioni dellla dirigenza. Lo testimonia il referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre, quando circa il 30% degli iscritti ha votato No, contrariamente alle decisioni dell'allora premier Matteo Renzi. Il centrodestra, in particolare il Pdl, sta ancora affrontando una tendenza verso l'astensione che ha provocato una perdita consistente dei voti a favore.
Con questi numeri, è solo una la coalizioni ipotizzabile per raggiungere una maggioranza. La prima vede la creazione di un gruppo "di larghe intese", con l'alleanza tra Pd, Forza Italia e le forze di centro che fanno capo a Alleanza Popolare, che riuscirebbe a ottenere la maggioranza dei seggi, seppur di poco e appoggiandosi per forza ai deputati eletti all'estero.
Impossibile invece un governo degli anti-sistema, con l'unione di M5s, Lega e Fratelli d'Italia-An. Sia perché i pentastellati hanno più volte ribadito di essere contrari a patti con gli altri partiti, sia perché non raggiungerebbero comunque i 315 seggi.
· COLLEGI, SOGLIE, FLUSSI: CHI È AVVANTAGGIATO
Le caratteristiche principali dei partiti. L'analisi dei due statistici prende in considerazione gli ultimi cinque anni della vita politica, trovando degli elementi che in questo tempo si sono radicati. Il Movimento 5 stelle, ad esempio, durante questo periodo ha consolidato il suo elettorato. Il voto dei pentastellati non è risultato temporaneo, come si pensava all'inizio, ma anzi in ogni occasione si assiste a una grande partecipazione dei grillini.
l Pd, al contrario, mostra una consistente parte dei suoi elettori che, pur restando fedele al partito, non segue le indicazioni dellla dirigenza. Lo testimonia il referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre, quando circa il 30% degli iscritti ha votato No, contrariamente alle decisioni dell'allora premier Matteo Renzi. Il centrodestra, in particolare il Pdl, sta ancora affrontando una tendenza verso l'astensione che ha provocato una perdita consistente dei voti a favore.
I collegi uninominali. La nuova legge elettorale,
contrariamente alla situazione attuale (con Italicum per la Camera e
Consultellum per il Senato), è coerente tra i due rami del Parlamento.
Sarà un sistema misto proporzionale (63%) e maggioritario (37%), senza
premio di maggioranza e con una soglia di sbarramento per le singole
liste fissata al 3%.
La presenza dei collegi, come è già accaduto con le altre modalità elettorali, favorisce la collaborazione fra i partiti, che alleandosi in coalizioni possono "guadagnare un bonus di seggi aggiuntivi", spiegano gli studiosi. In tutti i sistemi con collegi uninominali, a 'guadagnarci' sono i gruppi con un consenso concentrato in uno o più territori; in primis il Pd e Lega, rispettivamente in pole position nella "zona rossa" (Emilia Romagna, Toscana e Umbria) e nelle regioni settentrionali. A uscirne svantaggiati saranno Forza Italia e M5S che "non hanno una classe politica locale stabile e si distribuiscono nelle regioni in modo omogeneo".
La distribuzione dei seggi. Per accedere alla Camera e al Senato bisogna superare due soglie, con lo sbarramento fissato al 10% dei voti, una per le coalizioni e un'altra per le liste singole. Ovviamente questo meccanismo favorirà i partiti maggiori, che superano la percentuale richiesta. Il Movimento 5 stelle, Pd, Forza Italia e Lega usciranno rafforzati, al contrario di quelli minori che per sopravvivere dovranno quasi necessariamente pensare a un'alleanza elettorale.
Per quanto riguarda l'assegnazione dei seggi del Rosatellum bis, nei collegi plurinominali non è previsto il voto di preferenza. "Questa particolarità favorisce i partiti più compatti dal punto di vista organizzativo e ideologico, che possono essere rappresentati dai loro dirigenti". Quindi chi potrebbe esserne colpito negativamente sono Pd, Lega e Fi che puntano molto al consenso degli elettori nei territori.
· L'INCERTEZZA VOLATILITÀ
L'analisi sottolinea l'esistenza di una componente impossibile da considerare, cioè l'incertezza di una parte degli elettori italiani. Ad oggi, gli italiani che si definiscono "incerti" su quale partito sostenere si aggira intorno al 40%. Una percentuale notevole che probabilmente sarà l'ago della bilancia che decreterà il partito vincitore. Difficile per il momento scommettere su un gruppo politico in particolare: secondo le statistiche, almeno un terzo dei votanti ha cambiato la propria preferenza ad ogni elezione. Una percentuale altissima, maggiore di quella del resto d'Europa, cosa che rende il sistema italiano più fragile.
La presenza dei collegi, come è già accaduto con le altre modalità elettorali, favorisce la collaborazione fra i partiti, che alleandosi in coalizioni possono "guadagnare un bonus di seggi aggiuntivi", spiegano gli studiosi. In tutti i sistemi con collegi uninominali, a 'guadagnarci' sono i gruppi con un consenso concentrato in uno o più territori; in primis il Pd e Lega, rispettivamente in pole position nella "zona rossa" (Emilia Romagna, Toscana e Umbria) e nelle regioni settentrionali. A uscirne svantaggiati saranno Forza Italia e M5S che "non hanno una classe politica locale stabile e si distribuiscono nelle regioni in modo omogeneo".
La distribuzione dei seggi. Per accedere alla Camera e al Senato bisogna superare due soglie, con lo sbarramento fissato al 10% dei voti, una per le coalizioni e un'altra per le liste singole. Ovviamente questo meccanismo favorirà i partiti maggiori, che superano la percentuale richiesta. Il Movimento 5 stelle, Pd, Forza Italia e Lega usciranno rafforzati, al contrario di quelli minori che per sopravvivere dovranno quasi necessariamente pensare a un'alleanza elettorale.
Per quanto riguarda l'assegnazione dei seggi del Rosatellum bis, nei collegi plurinominali non è previsto il voto di preferenza. "Questa particolarità favorisce i partiti più compatti dal punto di vista organizzativo e ideologico, che possono essere rappresentati dai loro dirigenti". Quindi chi potrebbe esserne colpito negativamente sono Pd, Lega e Fi che puntano molto al consenso degli elettori nei territori.
· L'INCERTEZZA VOLATILITÀ
L'analisi sottolinea l'esistenza di una componente impossibile da considerare, cioè l'incertezza di una parte degli elettori italiani. Ad oggi, gli italiani che si definiscono "incerti" su quale partito sostenere si aggira intorno al 40%. Una percentuale notevole che probabilmente sarà l'ago della bilancia che decreterà il partito vincitore. Difficile per il momento scommettere su un gruppo politico in particolare: secondo le statistiche, almeno un terzo dei votanti ha cambiato la propria preferenza ad ogni elezione. Una percentuale altissima, maggiore di quella del resto d'Europa, cosa che rende il sistema italiano più fragile.
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risponerò appena possibile