COSA NE PENSA IL PRESIDENTE SAMORI'......

Bankitalia, Samorì (Mir): vince chi la dice più grossa
Roma, 18 ott. (askanews) - "I temi della giornata sono i più disparati e a volte anche grotteschi. In tema bancario si è nominato Casini come presidente della Commissione di inchiesta nel senso più pieno della continuità, quando poi si chiede discontinuità". Lo afferma Gianpiero Samorì, leader dei Moderati in Rivoluzione (Mir). "In Sicilia - prosegue Samorì - Cancelleri vuole fare una "due diligence" sui conti e il primo dubbio che viene in mente è se sappia cosa è e come si fa, se voglia seguire il modello Appendino ovvero il modello Fassino o quello Crocetta. Il Centrodestra vuole un programma che renda autonomo il Nord ma prende i voti dal Sud come se i cittadini siano stupidi e non capiscano che l'autonomia economica porta a qualcuno vantaggio e a qualcuno svantaggio". "Insomma - conclude Samorì - la morale è la seguente: la qualità culturale di chi fa politica è un elemento fondamentale per una corretta gestione di una fase sociale di passaggio così complessa. In Italia sembra, invece, che si vada per un'altra strada: vince chi la dice più grossa".

Centrodestra, Samorì (Mir): primarie vere      prima del voto
Roma, 17 ott. (askanews) - "Ho letto in questi giorni le dichiarazioni dell'onorevole Salvini e del presidente Berlusconi, circa la convergente idea di utilizzare la giornata elettorale come banco di prova delle primarie del centrodestra. Il partito che prende più voti indica il premier. È senz'altro un sistema molto serio, ma è il più valido per vincere le elezioni? Io penso di no per due buone ragioni". Lo afferma Gianpiero Samorì, leader dei Moderati in Rivoluzione (Mir). "La prima ragione - continua Samorì - è che l'elettorato si mobilita più facilmente sapendo chi è il candidato premier di una coalizione che non quando non lo sa, perché il dubbio che alla fine, magari per un voto, prevalga il partito che meno si ama dentro la coalizione può portare parti di elettorato meno fidelizzate e più border line a scegliere, già a priori, un altro candidato premier, di un'altra coalizione, del quale già sa, come si suol dire, nome, cognome, vita, morte e miracoli. La seconda ragione è che primarie vere, che occupino uno spazio temporale importante, che consentano un profondo confronto sulle idee, mobilitano tantissime persone e pongono al centro della scena e del dibattito l'area di centrodestra, con significativi ritorni sul piano elettorale. Questa sarebbe la soluzione migliore ma, al solito, in Italia quel che è meglio difficilmente si verifica".

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