LA MANOVRA FINANZIARIA - CE LA RIEPILOGA CON CHIAREZZA IL SOLE 24 ORE

FACCIAMO UN RIEPILOGO DELLA MANOVRA FINANZIARIA  2017

Sterilizzazione degli aumenti di Iva e dei prelievi su carburanti e alcolici per 14,9 miliardi nel 2018, in aggiunta agli 840 milioni già disinnescati dal decreto fiscale. E azzeramento completo delle accise nel 2019 (sempre grazie all’effetto combinato con il Dl fiscale) con la contemporanea riduzione parziale delle clausole fiscali per 6,075 miliardi, che in questo modo limitano la “zavorra” da disinnescare tra un anno a 12,472 miliardi. A far scattare questa operazione è la versione definitiva del Ddl di bilancio approdato ieri al Senato dove oggi con la “scrematura” delle norme inammissibili comincia la sua (lenta) navigazione parlamentare. Un testo non proprio snello (ben 120 articoli) che si sviluppa su un’altra coordinata chiave: tagli alle spese per circa 3 miliardi il prossimo anno (per la precisione 2,991 miliardi), con il contributo di un miliardo direttamente dai ministeri, la riprogrammazione di vari trasferimenti, primo fra tutti quelli alle Fs che si riduce di un miliardo nel 2018 (poi “recuperato” l’anno successivo) e il definanziamento di alcuni fondi: in primis quello per le “esigenze indifferibili” (-600 milioni) per l’occupazione, che si riduce di 262,1 milioni ai quali vanno aggiunti i 75,5 milioni per la copertura delle misure pensionistiche su Ape e Rita.
Come previsto, la manovra poggia sul taglio del cuneo, con il bonus permanente per l’assunzione stabile di under 30 e con la decontribuzione estesa per il solo 2018 agli under 35 (raddoppiata nelle regioni del Sud e allargata anche agli over 35 se disoccupati), e sul pacchetto Industria 4.0 con la proroga dell’iperammortamento e del superammortamento (limato al 130%) e il credito d’imposta annuale sulla formazione hi-tech(con una dote di 250 milioni). Per gli investimenti infrastrutturali arriva il rifinanziamento per oltre 37 miliardi del Fondo di Palazzo Chigi.
Il testo finale prevede anche l’allargamento della platea degli 80 euro i cui limiti reddituali aumentano da 24mila euro annuo a 24.600 euro e da 26mila a 26.600 euro. Dalla relazione tecnica del Ddl di bilancio emerge che il costo dell’intervento è di 210,8 milioni l’anno. Come anticipato dal Sole 24 Ore arriva il bonus sotto forma di detrazione del 19% fino a un massimo di 250 euro per gli abbonamenti di bus e metro e dei treni regionali. Viene poi rifinanziato fino al 2019 il bonus cultura per i diciottenni (290 milioni l’anno ma la nuova norma non si vede) e viene estesa l’Iva agevolata al 10% per i concerti, già prevista per gli spettacoli teatrali. Confermato ancora per un anno, in versione rivisitata, l’ecobonus per le ristrutturazioni edilizie. Arrivano inoltre un bonus giardini con uno sconto del 36% per una spesa fino a 5mila euro per sistemare il “verde” e uno sconto del 19% per polizze anti-calamità sulla prima casa.
Sul fronte fiscale il testo prevede il rinvio di un anno per l’Iri (un “risparmio” di 1,2 miliardi nel 2018), l’avvio della fatturazione elettronica obbligatoria tra privati, che a regime (dal 2019) garantirà poco più di 2 miliardi e dal prossimo 1° luglio assicurerà circa 200 milioni con il decollo sui primi settori (carburanti e subappalti). Anche con la manovra 2018 il Governo non perde il vizio di derogare all’irretroattività delle norme tributarie sancita dallo Statuto del contribuente: scompare già dall’esercizio in corso la possibilità di calcolare i dividendi esteri ai fini della deducibilità degli interessi passivi. In chiave anti-evasione prevista la stretta sulle compensazioni e sui pagamenti della Pa mentre per la finanza sulla crescita c’è l’estensione dei Pir alle società immobiliari e il credito d’imposta per le Pmi che si quotano in borsa. Resta anche nel 2018 il blocco degli aumenti dei tributi locali. Oltre mezzo miliardo arriva dal settore dei giochi con la proroga onerosa delle concessioni Bingo e scommesse, oltre le nuove gare da indire entro fine 2018.
La manovra fissa una dote di 2,85 miliardi per il rinnovo del contratto degli statali e prevede un piano di assunzioni (7.394 unità) per i corpi di polizia e i vigili del fuoco. Sul versante del welfare viene rafforzato il fondo per il contrasto alla povertà con un ampliamento della platea che ha accesso al Reddito d’inclusione (Rei) a tutti disoccupati over 55, e arrivano i mini-ritocchi pensionistici su Ape e Rita. Previsto un pacchetto sport con la nuova ripartizione dei diritti tv per la “serie A” di calcio e agevolazioni per il calcio giovanile e il tesseramento di giovani stranieri. Confermata l’asta delle frequenze 5g (1,25 miliardi attesi nel 2018 per arrivare a quota 2,5 miliardi nel 2022). La palla ora è al Senato dove le votazioni in commissione non cominceranno prima della terza settimana di novembre: entro il 10 dello stesso mese dovranno essere presentati gli emendamenti dei gruppi parlamentari. 
  • Un obbligo con debutto in due tempi. Dal 1° luglio 2018 la fattura elettronica dovrà essere adottata nella filiera dei carburanti e nei subappalti nei contratti di appalto per lavori, servizi e forniture con la Pa. Dal 1° gennaio 2019, poi, l’e-fattura diventa obbligatoria per tutte le operazioni tra soggetti residenti o stabiliti in Italia. Con alcune eccezioni, perché ad esempio saranno esclusi i contribuenti di minori dimensioni nel regime dei minimi e in quello forfettario. Complessivamente a regime l’e-fattura dovrebbe portare a un recupero di 2 miliardi di euro e sarà accompagnata da una serie di semplificazioni come il superamento dello spesometro.
    Ma il Ddl di bilancio dedica il capitolo antievasione anche al contrasto delle frodi sugli oli minerali. Così l’estrazione da un deposito fiscale di benzina o gasolio destinati ad essere utilizzati come carburanti per motori dovrà avvenire previo versamento dell’Iva.
  • Un’amara sorpresa in negativo per le imprese: i dividendi esteri vengono esclusi dal calcolo del Rol (il risultato operativo lordo). Un’esclusione che di fatto produce una limitazione nella possibilità di portare in deduzione dal reddito d’impresa gli interessi passivi. Ma non basta, perché la penalizzazione rischia di assumere quasi i connotati della beffa. Da un lato, perché la misura (ancora una volta) viene adottata in deroga allo Statuto del contribuente e quindi avrà effetto retroattivo a partire dal periodo d’imposta 2017 (va, infatti, ricordato che la legge di bilancio entrerà in vigore il 1° gennaio 2018). Dall’altro perché si tratta di un dietrofront che arriva dopo appena un anno di entrata in vigore della misura. Una misura che era stata introdotta nel decreto internazionalizzazione in attuazione della delega fiscale.
  • La “fase 3” della spending review poggia sulla nuova stretta ai ministeri per 1 miliardo nel 2018 (e altrettanti nel biennio successivo) già messa nero su bianco con il Dpcm di attuazione della riforma del bilancio firmato a luglio del premier, Paolo Gentiloni. Complessivamente il pacchetto di interventi di contenimento alla spesa vale per il prossimo anno circa 3 miliardi (2,991 per la precisione). Il target viene centrato con la riprogrammazione di alcuni trasferimenti, a partire da quello relativo alle Ferrovie dello Stato (1 miliardo viene sottratto nel 2018 e quasi interamente “restituito”
    nel 2019) e con il definanziamento di alcuni fondi. Primi fra tutti quelli per le esigenze indifferibili (-600 milioni nel 2018) e per l’occupazione che viene alleggerito direttamente di 262,1 milioni sempre nel prossimo anno e di altri 75,5 milioni per la copertura
    delle misure previdenziali su Ape e Rita. 
  •  Si alzano le soglie di reddito per ottenere il bonus Irpef da 80 euro. In base al testo definitivo della legge di bilancio approdata in Senato, il tetto di 24.000 euro sale a 24.600 e quello di 26.000 sale a 26.600. Sarebbero così salvi gli 80 euro dei dipendenti pubblici che con il rinnovo del contratto avrebbero superato la soglia ad oggi vigente per ricevere il bonus. Ma non è tutto: il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego si porta dietro un effetto collaterale positivo anche per i dipendenti del mondo privato, almeno per quelli che dichiarano qualcosa più di 24mila euro senza però superare i 26.500 euro di reddito lordo all’anno. Anche loro, infatti, potranno beneficiare dell’ampliamento del raggio d’azione del bonus Renzi, gli 80 euro netti al mese che hanno aumentato i soldi a disposizione dei lavoratori con redditi medio-bassi ma hanno complicato i calcoli dei rinnovi contrattuali.
  • Non più solo interventi che coinvolgono unicamente l’edificio. Il disegno di legge di Bilancio 2018 guarda anche al verde urbano. La grande novità inserita dal Governo nella manovra, sul fronte dei bonus casa, è il nuovo sconto fiscale dedicato alla sistemazione a verde di giardini, coperture, terrazzi, balconi. Ville, villini, ma anche condomini avranno a disposizione una nuova detrazione del 36%, calcolata su un massimo di 5mila euro per unità immobiliare. E non si tratta di una novità solo formale: l’impatto previsto dalla relazione tecnica che accompagna il Ddl è di 1,2 miliardi. Vale tanto la spesa che, secondo le stime, dovrebbe passare dalla nuova agevolazione fiscale. Per almeno metà si tratterà di investimenti che, in assenza di bonus, non sarebbero stati realizzati.
    Non è il solo sconto destinato a far girare il settore delle costruzioni e quello che gli sta intorno. Anche nel 2018, infatti, i cittadini avranno a loro disposizione il bonus mobili, con una formula identica a quella degli anni scorsi. Chi ha in corso interventi di ristrutturazione partiti dopo il primo gennaio 2017 potrà scegliere di agganciare alle spese sul mattone anche investimenti sull’arredo: per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici in classe non inferiore alla A+, effettuati nel corso del 2018, ci sarà una detrazione del 50 per cento. Il tetto massimo, in questo caso, è di 10mila euro. La spesa prevista, in totale, è di circa 1,7 miliardi di euro in dodici mesi.
    Sull’ecobonus al 65%, invece, il Governo decide di mischiare molto le carte. L’obiettivo, annunciato da tempo, è privilegiare quegli interventi con un miglior rapporto tra costi e benefici. Lasciando sconti fiscali più bassi agli investimenti con un impatto minore in termini di efficientamento della casa. Il risultato è che escono fuori dal perimetro del 65% alcuni investimenti che, negli anni passati, hanno movimentato moltissime risorse. Infissi, schermature solari, caldaie a condensazione e a biomasse transiteranno dal recinto del 65% a quello, un po’ più scomodo, del 50%. Seguirà questa linea anche l’aggiornamento dei requisiti tecnici minimi dei diversi interventi agevolati, affidato a un decreto del ministero dello Sviluppo economico.
    Da ricordare anche gli sconti che non vengono toccati dalla legge. Per il 2018, infatti, resta intatta la detrazione per le ristrutturazioni al 50%, così come procedono sulla loro strada anche il sismabonus fino all’85% e l’ecobonus per gli interventi strutturali, come il cappotto termico, fino al 75%: per questi ultimi due sconti già la vecchia legge di Bilancio aveva previsto una stabilizzazione fino al 2021, che non viene rivista. Lo sconto per la messa in sicurezza antisismica – va ricordato – è quasi agli esordi. Dopo il varo del decreto di attuazione a fine febbraio del 2017, infatti, il mercato ha avuto bisogno di qualche mese per abituarsi alla novità. Nel 2018 la misura dovrebbe decollare. Anche perché dal prossimo anno potrà essere utilizzata dagli ex Istituti autonomi case popolari che, in molte regioni, hanno parecchie risorse in pancia da investire nell’adeguamento del loro patrimonio.
    Alcune misure inserite in manovra serviranno a rendere più efficiente il mercato degli sconti fiscali, dando supporto a quei cittadini che vogliano usufruire delle detrazioni pur avendo problemi di liquidità. Vengono, allora, semplificate le misure per la cessione dei crediti fiscali, seguendo una linea che il Governo sta già percorrendo da un paio d’anni e che aveva portato gli ultimi ritocchi con la manovrina (Dl n. 50/2017). Saranno cedibili gli sconti effettuati sulle singole unità immobiliari e non più solo quelli derivati da operazioni condominiali. Accanto a questo, nascerà un nuovo Fondo di garanzia pubblico per i prestiti bancari che sarà alimentato con risorse del ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo economico: 50 milioni l’anno tra il 2018 e il 2020. Questi 150 milioni totali serviranno a rendere più facilmente finanziabili le operazioni di efficientamento energetico. Stimolando ogni anno investimenti per 600 milioni di euro.
  • Da gennaio 2018 scatterà una nuova forma di decontribuzione per spingere l’occupazione stabile giovanile: per i datori privati viene introdotto uno sgravio del 50% per i primi tre anni di contratto a tutele crescenti, con un tetto annuo di 3mila euro. Il primo anno (nel 2018) l’incentivo riguarderà l’assunzione a tempo indeterminato di ragazzi under35 (che non hanno mai avuto prima rapporti d’impiego stabili). Successivamente, da gennaio 2019, lo sgravio sarà limitato agli inserimenti “fissi” dei giovani fino a 29 anni.
    Sempre da gennaio, lo sgravio salirà al 100%, per un solo anno, nelle regioni meridionali, con la proroga del bonus Sud. Il bonus intero, per tre anni (con tetto annuo a 3mila euro) arriverà poi con la sottoscrizione di un contratto a tutele crescenti di ragazzi che hanno svolto alternanza (almeno il 30% del totale delle ore previste); o periodi di apprendistato di primo o di terzo livello.
  • Il buon andamento degli ultimi mesi spinge il governo ad incrementare la dote già prevista per il credito d’imposta per gli investimenti al Sud. La norma è rifinanziata con 200 milioni per il 2018 e 100 milioni per il 2019.
    Debutta invece il «Fondo imprese Sud», per supportare il venture capital finalizzato alla crescita dimensionale delle Pmi meridionali. Il Fondo, che avrà risorse pubbliche per 150 milioni, sarà gestito da Invitalia e potrà avvalersi, a sua volta, della Banca del Mezzogiorno. Il Fondo opererà investendo nel capitale delle imprese target insieme a investitori privati indipendenti che dovranno apportare almeno altri 150 milioni. Quote aggiuntive del Fondo potranno essere sottoscritte anche da investitori istituzionali, pubblici e privati, individuati tramite gara, dalla stessa Banca del Mezzogiorno, dalla Cassa depositi e prestiti, dalla Bei e dal Fei. 
  • Un percorso di ricollocazione “anticipato”, attivabile già durante il periodo di collocamento in Cigs. La manovra conferma la nuova modalità di gestione delle ristrutturazioni aziendali: in caso di sottoscrizione di un nuovo contratto, l’interessato, oltre a “risolvere” il precedente rapporto d’impiego, avrà diritto al 50% di Cigs residuo; e l’incentivo all’esodo diventa interamente detassato e decontribuito fino alle prime nove mensilità. Per il nuovo datore (che assume) viene introdotto un esonero contributivo del 50% fino a un tetto massimo di 4.030 euro annui, per 12 mesi o 18 a seconda se firma, rispettivamente, un contratto a termine o a tutele crescenti.
    L’intervento costa 90/100 milioni, quasi interamente coperti dal raddoppio del tassa oggi prevista in capo alle imprese per ogni licenziato con la procedura collettiva, che, da gennaio 2018, salirà di circa 1.500 euro (si passa cioè da 1.470 euro a quasi 3mila euro)
  • Si rafforzano le misure per la lotta alla povertà con un assegno più alto del 10% nei casi di famiglie numerose (fino a 530-540 euro) e un ampliamento della platea che può avere accesso al reddito di inclusione (Rei) localizzato in via prioritaria sui nuclei nei quali è presente un disoccupato over 55. In questo senso la legge di bilancio rafforzata la dote del Fondo per la lotta alla povertà per 300 milioni nel 2018, 700 milioni nel 2019, 665 milioni nel 2020 e 637 milioni a decorrere dal 2021. Tornano poi gli sconti per gli abbonamenti di trasporto con la detrazione al 19%, fino a 250 euro, per abbonamenti di bus e metro, ma anche per i treni dei pendolari. Previsto anche una detassazione per i datori di lavoro che pagheranno gli abbonamenti ai dipendenti (o ai loro familiari). Parte infine un fondo ad hoc per le politiche destinato alle famiglie, alimentato, a partire dal 2018, con 100 milioni l’anno. 
  • molte conferme e altrettante novità per i bonus casa. Viene prorogato nell’assetto attuale lo sconto del 50% per le ristrutturazioni, insieme al sismabonus fino all’85% e all’ecobonus per gli interventi pesanti fino al 75 per cento. Resta in vita anche l’ecobonus ordinario al 65%, ma perde qualche pezzo: infissi, schermature solari, caldaie a condensazione e a biomasse transitano al 50 per cento. Proroga secca per il bonus mobili: anche nel 2018 saranno detraibili al 50% le spese per arredi e grandi elettrodomestici. Esordio assoluto per il bonus del 36% per la sistemazione a verde di terrazzi, giardini e balconi. Due misure puntano ad aiutare chi ha poca liquidità. Per i prestiti relativi alle operazioni di efficientamento energetico ci sarà un fondo di garanzia pubblico da 150 milioni. Mentre si allarga il perimetro della portabilità dei crediti: saranno cedibili anche quelli relativi alle singole unità immobiliari.
  •  Arrivano gli aumenti di stipendio per i docenti universitari, ma senza recuperare quanto perso nel passato per il blocco sugli scatti. Gli aumenti arriveranno attraverso una maggiore frequenza degli scatti (da triennali a biennali), ma gli effetti economici scatteranno solo dal 2020. Aumenti in arrivo anche per le buste paga dei presidi: i dirigenti scolastici incassano un aumento di 400 euro circa nette. Anche loro dal 2020. Sul fronte universitario previste poi 1.611 assunzioni di ricercatori: 1.304 andranno nelle università e 307 negli enti pubblici di ricerca. Stanziati inoltre 10 milioni per le borse di studio e 15 milioni per i dottorandi. Pronte anche risorse aggiuntive per gli Its, le “super scuole” di tecnologia post diploma: 5 milioni nel 2018, che salgono a 15 milioni nel 2019, per poi attestarsi a 30 milioni dal 2020. L’obiettivo è quello far crescere gli studenti da 9mila a 15mila. 
  • Estromissioni, anche repentine, dal testo finale e ripescaggi in Parlamento a colpi di emendamenti. Appena concluso il primo tempo della manovra con l’invio da parte del Capo dello Stato al Senato, dove è già approdato il decreto fiscale, del Ddl di bilancio, già comincia il secondo tempo fatto di new entry nel provvedimento, come nel caso dello stop graduale al super ticket sanitario, e di recuperi di misure saltate in extremis, prima fra tutte la detassazione della previdenza complementare degli statali. Tra i possibili ritocchi in rampa di lancio, la web tax, un nuovo tetto per le detrazioni dei figli a carico, il prolungamento a tutto il 2017 della nuova rottamazione delle cartelle ex Equitalia (se non trova posto nel dl fiscale) e, come chiesto a più riprese da Confedelizia, l’estensione della cedolare secca sugli affitti agli immobili commerciali. Ma la partita, prima a Palazzo Madama e poi a Montecitorio, si giocherà soprattutto sullo stop all’aumento automatico a 67 anni nel 2019 dell’età pensionabile. Come anticipato dal Sole 24 Ore due le ipotesi sul tappeto: un’esclusione dal meccanismo dell’aumento delle 11 categorie di lavori gravosi previste dall’Ape social o a una misura per rinviare alla prossima estate la decisione amministrativa sull’innalzamento dell’asticella anagrafica.
    Le votazioni in commissioni Bilancio al Senato cominceranno non prima della terza settimana di novembre. E tra le novità attese, soprattutto dalle piccole partite Iva, c’è la riportabilità delle perdite per chi è in regime di cassa. Nella manovra rientreranno anche alcune misure saltate dal testo finale, ma non tutte. Tra le norme rimaste al palo nel faticoso gioco degli incastri da una bozza all’altra ci sono la stretta sulle pensioni di guerra, la mini-patrimoniale sulle polizze vita, la vendita con asta del magazzino di Equitalia così come la norma che porta da 5 a 10 anni la prescrizione delle cartelle esattoriali non contestate. E ancora: la nuova definizione della stabile organizzazione ai fini fiscali secondo gli standard Ocse, la possibile voluntary disclosure per l’emersione delle opere d’arte e la detassazione della previdenza complementare degli statali. È scomparsa anche la riforma delle cartolarizzazioni dei crediti prevista soprattutto in funzione di imprimere un’accelerazione sullo smaltimento dei crediti deteriorati.
    Tra le misure inizialmente messe a punto dal Mef in grado di assicurare maggiori risorse alle casse dell’Erario (con tanto di relazioni illustrative e tecniche di accompagnamento) spicca senz’altro l’introduzione dell’imposta di bollo del 2 per mille sulle polizze vita del Ramo I. Altra misura entrata e uscita nel gioco delle bozze della manovra di bilancio, cifrata per oltre un miliardo e mezzo di maggiori entrate, è la cessione dei crediti fiscali. Il magazzino della ex Equitalia in cui ci sono ancora circa 50 miliardi di euro da incassare. Più che di una vera e propria cartolarizzazione l’idea di fondo era quella di indire una gara ad evidenza pubblica escludendo dalla vendita i crediti soggetti a contenzioso così come quelli su cui il contribuente ha aderito alla rottamazione dei ruoli ed è in regola con i pagamenti dilazionati. Il Governo potrebbe comunque ripensarci ancora e ripescare la misura per puntellare i saldi della manovra. Non entrano in legge di bilancio i 150 milioni ipotizzati inizialmente per sostenere il made in Italy: il Mise avrebbe trovato uno strumento alternativo.
    Nell’opera di affinamento del testo del Ddl di bilancio i tecnici del Governo a un certo punto avevano pensato di inserire nel capitolo dei risparmi di spesa un corposo pacchetto di misure finalizzato a introdurre una nuova stretta sulle pensioni di guerra e assegni vitalizi (relativi ai invalidi di guerra). L’intervento ipotizzato riguardava in particolare le future “reversibilità” che avrebbero dovuto essere garantite al coniuge superstite (in presenza delle condizioni di inabilità, proficuo lavoro e reddituali) ma non agli orfani e ai genitori (i trattamenti in essere restano garantiti). Questa norma è però scomparsa dalle ultime versioni dell'articolato.

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