Dunkirk L'epica non è molto di moda nell'epoca del relativismo. Il nostro tempo è piatto, grigio e non incoraggia i grandi sogni di cui però l'animo umano ha bisogno, soprattutto se giovane.
L’epica non è molto di moda nell’epoca del relativismo. Il nostro
tempo è piatto, grigio e non incoraggia i grandi sogni di cui però
l’animo umano ha bisogno, soprattutto se giovane.
C’è un film nelle sale cinematografiche che invece risponde a questa
domanda nascosta ma presente nel cuore di ogni uomo e di ogni giovane
in particolare. Racconta la vicenda di Dunquerque, un paesino francese
nella cui spiaggia nel 1940 rimasero accerchiati 400.000 soldati
britannici dopo la vittoriosa avanzata delle truppe della Germania
nazista, che avevano invaso il Belgio e stavano per conquistare la
Francia.
Attaccati da terra, bombardati dall’aviazione tedesca, privi di navi e
aerei che la Gran Bretagna voleva preservare per difendere l’isola
dalla probabile invasione nazista, i soldati inglesi ormai credevano di
dovere subire l’impatto della forze armate tedesche, che li avrebbero
annientati. Ma quella che oggi chiamiamo la società civile rispose con
grande generosità all’appello disperato dei comandanti militari inglesi e
centinaia di barche private attraversarono la Manica per andare a
prendersi il proprio esercito, portando a casa 335.000 soldati, molti di
più dei 30.000 che Winston Churchill aveva auspicato potessero tornare
per difendere il Paese.
Il film racconta l’eroismo di tanti uomini qualunque che seppero
rinunciare a se stessi per salvare decine di migliaia di soldati
avviliti, affamati e sconfitti, che sarebbero stati decisivi nei mesi e
anni successivi di una guerra che era appena cominciata. Accanto agli
eroi “borghesi” vi sono quelli militari, come il pilota che si fa fare
prigioniero per salvare migliaia di persone dai bombardamenti nemici, o
l’ammiraglio inglese che decide di rimanere in Francia per aiutare
l’esercito transalpino dopo avere guidato l’evacuazione via mare del
proprio esercito. Accanto all’eroismo appare anche la miseria di molti
esseri umani, la loro fragilità, la terribile condizione della guerra,
soprattutto quella moderna del Novecento, che distrugge la psiche dei
soldati prima del loro corpo. Il film mostra come sia demoniaca la
guerra, nel senso letterale del termine perché viene dal demonio, ma
come non impedisca a certi uomini di dare il meglio di sé per salvare
gli altri, e come questo gesto li renda più umani, conferma empirica del
fatto che c’è più gioia nel donare che nel ricevere (cfr. Atti, 20,35).
Il film di Christopher Nolan racconta un episodio della Seconda
Guerra Mondiale, una guerra avvenuta nell’epoca delle ideologie, quando
gli uomini si uccidevano per servire idee errate e spesso disumane.
Tuttavia non è un film che vuole riflettere su problemi ideologici, ma
mostrare come, accanto alla viltà, vi è sempre la possibilità
dell’eroismo. Un film epico appunto, adatto soprattutto a quei giovani
che non hanno perso la speranza di potere costruire un mondo migliore
dentro il nostro mondo, che sta morendo.
di Marco Invernizzi
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