Il nostro dolce e forte potere femminile
“Quadrimamma e bi lavoratrice”: così
Costanza Miriano ama definirsi. Mamma di quattro fi gli, è giornalista
“di giorno”, scrittrice e blogger “di notte”. Come giornalista, dopo
quindici anni al Tg3, è passata a occuparsi di informazione religiosa a
Rai Vaticano e collabora con varie testate. Come scrittrice ha esordito
nel 2011 con “Sposati e sii sottomessa”, (diventato un caso letterario
in Italia, e tradotto in vari paesi), una raccolta di lettere alle
amiche alle prese con problemi sentimentali e familiari, in cui sostiene
la visione cristiana e il significato profondo del matrimonio. L’anno
successivo è uscito “Sposala e muori per lei”, dedicato questa volta
agli uomini, ai mariti delle “spose sottomesse”. Entrambi i titoli sono
ispirati a un passo della Lettera agli Efesini di San Paolo (Ef
5,22-33): “Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore [...] E
voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha
dato se stesso per lei”. “Quando eravamo femmine” è il suo ultimo libro.
Prototipo di moglie e mamma orgogliosamente tradizionalista, tra i
compiti dei fi gli, la piscina e la cena da preparare, Costanza Miriano
si racconta.
Come è nata l’ispirazione di “Sposati e sii sottomessa”?
In
realtà il libro è nato un po’ per caso. In quel periodo trascorrevo ore
e ore al telefono con una mia amica per convincerla a sposarsi. Ne ho
parlato con un collega: gli ho spiegato che secondo me spesso era il fi
danzato ad avere ragione, che le pretese della mia amica erano
irragionevoli, che vedevo per loro una felicità che non si decidevano a
cogliere per una serie di idee strampalate, quelle che abbiamo un po’
tutti sull’amore e sul matrimonio. Spesso ricordavo alla mia amica che è
importante che una donna sia accogliente, dolce, capace di mediare, di
mettere in relazione, di unire più che di dividere. Queste tesi sono
piaciute molto al mio amico, che mi ha messa in contatto con la casa
editrice. Avevo dunque trovato un editore prima ancora di avere scritto
un solo capitolo, e così mi è sembrato che fosse chiaramente un disegno
della Provvidenza che io scrivessi questo libro! Vedo intorno a me tanta
infelicità, e molta di essa è evitabile. C’è un’idea assurda del
matrimonio in giro, soprattutto adesso che le donne, nella loro in certi
casi giusta battaglia di emancipazione, hanno perso anche un po’ della
loro identità profonda, del loro “genio femminile”, come lo chiamava
Wojtyla nella Mulieris dignitatem.
Dopo anni
di lotta per l’emancipazione, “sottomissione” è una parola un po’
scioccante per le donne di oggi… Perché suggerisce di sottomettersi?
Non
sono stata io a scegliere questa parola: è stato San Paolo, nella
lettera agli Efesini. La parola sembra offensiva, a noi donne di oggi,
perché non sappiamo uscire dalla logica del dominio e della
sopraffazione, che spesso vige in molte coppie. Ma in una logica di
servizio reciproco, sottomissione indica solo lo specifico tipo di
servizio al quale è chiamata la donna. Mentre l’uomo, chiamato anche lui
a servire, in modo diverso, deve essere “pronto a morire per la sposa
come Cristo per la Chiesa”. Dunque non è che all’uomo vada molto meglio…
San Paolo ce lo ricorda perchè noi donne tendenzialmente vorremmo
controllare tutto, mettere sempre la nostra impronta, dire l’ultima
parola, manovrare le persone, magari non direttamente o apertamente, ma
da dietro, in modo non scoperto. Invece essere sottomesse significa
letteralmente stare sotto, cioè sostenere tutti i membri della famiglia,
sorreggere, accompagnare i più deboli. Questa è una qualità
peculiarmente femminile, e nessuna rivoluzione femminista potrà mai
farci dimenticare che questo è il nostro vero talento. Potremo lavorare e
avere sempre maggiori successi, ma la cosa che sappiamo fare meglio, e
quella che davvero risponde ai nostri più profondi desideri del nostro
cuore, è mettere noi e gli altri in relazione. L’amore della donna è più
oblativo, quello dell’uomo più deciso e portato ad “uscire fuori”
mentre la donna accoglie (il rapporto fisico è fi gura di quello
spirituale). Uomini e donne di oggi devono riappropriarsi del loro
specifico talento, complementare l’uno all’altro.
Qual è il premio per chi obbedisce? La felicità o la libertà?
La
vera, unica schiavitù è quella del peccato e quindi la vera libertà è
essere liberi dal peccato. Paradossalmente, come diceva don Giussani, la
nostra libertà è la cosa a cui Dio tiene più in assoluto, anche più
della nostra stessa salvezza. Certo, essere liberi è una grande
responsabilità. Personalmente tendo a dire la felicità ma le due cose
non sono separate. Gesù è stato chiaro: “Vi ho detto queste cose perché
la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
Cosa significa essere una buona moglie?
Credo
che una parte della risposta cambi per ogni coppia: io per esempio
dovrei smettere di dare pareri non richiesti su argomenti che non
conosco, è la mia specialità. In generale penso che una sposa debba
essere accogliente, dolce, paziente. Deve partire da un pregiudizio
positivo sul proprio marito, e quindi accogliere come buono per
principio tutto quello che viene da lui. Il nostro modello deve essere
la Madonna della medaglia miracolosa, con le mani e le braccia aperte
per accogliere quello che viene, e sotto il piede il serpente, che è la
nostra lingua, sempre pronta a criticare, a trovare quello che non va, a
sottolineare quello che manca. Una buona moglie poi cerca di rimandare
il momento del confronto: non discute quando vede qualcosa che non va,
ma lascia decantare le emozioni, schiarirsi la vista dell’intelletto, e
trovare, se una critica è da fare, il momento più giusto, quello
dell’intimità. Mai e poi mai, infine, contraddice il padre davanti ai
figli.
Qual è oggi la sfida principale che il matrimonio rappresenta per le coppie?
La
società spinge in moltissimi modi contro la famiglia. Dio è scomparso
dall’orizzonte, e senza Dio è impossibile pensare a qualcosa che sia per
sempre, in questo mondo liquido e relativista. In passato le tradizioni
e le convenzioni, le consuetudini forse costringevano anche le persone,
ma le tenevano salde. L’idea di essere infedeli, di seguire istinti,
emozioni, di essere liberi da vincoli è fortissima: è diff usa, la si
respira nell’aria. Inoltre non ci sono aiuti per le famiglie numerose,
di nessun tipo, né facilitazioni per conciliare famiglia e lavoro, o
magari permettere alle mamme di stare a casa, con congrui contributi
economici. Tutto congiura contro la famiglia, e solo la Chiesa davvero
ci difende, portando avanti una battaglia culturale per noi. Altrimenti
l’idea che passa è che le famiglie felici sono solo quelle allargate,
quelle cosiddette libere, mentre la vera libertà è solo quella che dà la
Verità, cioè Gesù Cristo.
Che impatto ha avuto il libro sulle donne cattoliche? Pensa di averle indotte a guardare il rapporto in modo diverso?
Non
so se davvero sto cambiando così tanto le cose! Ammetto però di avere
ricevuto tantissime lettere di donne che mi hanno detto che le ho
aiutate a modificare il loro modo di vivere il matrimonio. Molte mi
hanno raccontato che grazie al mio libro hanno imparato a volere più
bene al loro marito. Alcune hanno deciso di sposarsi, altre hanno
recuperato una storia che era in crisi.
Cosa consiglierebbe a una giovane donna che sogna un matrimonio più appagante e soddisfacente?
Le
giovani vanno più spesso incontro a delusioni, perché a differenza che
nel passato oggi abbiamo pretese altissime nei confronti del matrimonio.
Nel passato serviva a trovare una sistemazione: oggi dal matrimonio
vogliamo la felicità, ed è giusto e bello che sia così. Solo che bisogna
accettare i limiti nostri e dell’altro, sapere che ci deluderemo in
alcune cose, ci faremo arrabbiare in altre, e poi, è chiaro, ci
stupiremo in altre ancora. L’amore non è un sentimento, è una decisione.
Aderiamo liberamente e con tutta la nostra volontà alla scelta di una
persona sola, per tutta la vita. Allora sappiamo che il sentiero sarà
tortuoso, ci saranno delle salite, e dei momenti in cui la strada
sembrerà tutta dritta e apparentemente noiosa. Ma bisogna allenare gli
occhi a vedere le meraviglie nascoste nel quotidiano, a scoprire che
dopo una salita si apre una vallata di una bellezza inimmaginabile, che
chi passa da una storia all’altra, chi non ha il coraggio di fare la
salita, non si sogna neanche.
Nei ringraziamenti finali, il primo è verso Dio. Che ruolo ha la preghiera nella vita matrimoniale? Essenziale.
La preghiera è importantissima per tutti. Prima di parlare bisogna
pensare, ma prima di pensare bisogna pregare. La preghiera pulisce gli
occhi e fa vedere tutto più chiaro. Scioglie i nodi e appiana le
incomprensioni. Porta la pace prima di tutto nel nostro cuore e ci
permette di diffonderla.
Come trasmette il suo messaggio ai figli? Poche
parole e molta pratica: i bambini ascoltano con gli occhi. Vedono il
rispetto reciproco, il sacrificio, la donazione generosa di babbo e
mamma, che li seguono e li amano con modalità diversissime ma
complementari.
30 luglio 2017
Maria Silvia Cabri
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