SI ALLA FAMIGLIA

«La prima sconcertante risposta che il Parlamento dà al milione di persone riunite a piazza S. Giovanni il 20 giugno è l’inserimento nel ddl sulla scuola di una norma – quella dell’articolo 3 punto 16 del maxiemendamento del governo – che si presta ad aperture pericolose sul gender negli istituti scolastici. Tanto disprezzo per le preoccupazioni espresse dal popolo delle famiglie è appena temperata dalle assicurazioni del ministro Giannini, peraltro in linea con l’ordine del giorno Roccella approvato alla Camera qualche settimana fa, ma rimasto ancora senza seguito da parte del Miur [Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca]».  È quanto osserva Massimo Introvigne, presidente del Comitato Sì alla Famiglia; il quale aggiunge che «va dato atto alla chiarezza di posizioni di chi – proprio a seguito di tale inserimento – ha votato contro il ddl, ma anche all’impegno speso da un gruppo di senatori di Area Popolare che hanno ottenuto l’impegno del ministro, dopo averla incontrata. Meglio sarebbe stato un testo di legge più chiaro, sia perché le norme talora durano più a lungo dell’incarico di ministro sia perché funzionari del Miur sottolineano ai media che l’ideologia del gender non esiste nelle scuole italiane: come se finora non ci fossero stati tanti abusi e tante imposizioni. La riprova della volontà del ministro di rispettare finalmente la parola data sarà la pronta elaborazione di una circolare esplicativa da diffondere il giorno stesso della definitiva approvazione del ddl scuola. La riprova che le istanze così chiaramente espresse il 20 giugno stanno avendo un seguito sarà la più ferma opposizione al ddl Cirinnà da parte di tutti i parlamentari che hanno apprezzato la manifestazione. Senza cedimenti o mediazioni da presa in giro».


USA, nozze gay. Introvigne (Sì alla famiglia): «Sconfitta per l’umanità e il diritto, ha vinto la tecnocrazia»

Roma, 26-6-2015 (l.c.). «Facciamo nostre le parole del Segretario di Stato vaticano Parolin sull’Irlanda: quella di oggi negli Stati Uniti è una sconfitta per l’umanità». Lo afferma in una nota il sociologo Massimo Introvigne, presidente dei Comitati Sì alla famiglia, commentando la sentenza della Corte Suprema americana che obbliga tutti gli Stati a introdurre il matrimonio gay. «Anzi – aggiunge – quello che è successo a Washington è più grave dell’Irlanda, dove gli elettori hanno votato per cambiare nome a qualcosa che, adozioni comprese, esisteva già con il nome di unione civile. Negli Stati Uniti gli elettori di trenta Stati su trentadue dove erano stati celebrati referendum avevano detto un chiaro no al matrimonio omosessuale»«Quando i giudici – scrivono i comitati Sì alla famiglia –, affermandosi detentori di un sapere superiore, pretendono di “correggere” e “rieducare” gli elettori “ignoranti”, perde la libertà e vince la tecnocrazia. Lo affermava Benedetto XVI, la cui denuncia della tecnocrazia  è stata puntualmente ripresa nell’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco. Con le parole di quest’ultimo, possiamo dire che siamo di fronte a una gigantesca opera di colonizzazione ideologica»«La guerra si è persa alla Corte Suprema – conclude Introvigne – ma la battaglia decisiva risale a qualche anno fa, quando vari Stati sono riusciti a introdurre forme di unione civile analoghe al matrimonio, adozioni comprese. L’episodio americano dimostra che quando si passa dall’unione civile al matrimonio è troppo tardi per fermare la deriva. La battaglia va combattuta prima. Chi davvero non vuole matrimonio e adozioni omosessuali in Italia deve battersi per fermare ora le unioni civili e la legge Cirinnà».

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