Famiglie in piazza a Roma il prossimo 20 giugno
Di fronte alla “colonizzazione ideologica” della teoria del gender e al ddl Cirinnà sulle unioni civili che tenta di snaturare l’istituto del matrimonio, le famiglie italiane non stanno a guardare: è convocata per sabato 20 giugno ale 15 in Piazza San Giovanni a Roma una manifestazione nazionale aconfessionale per ribadire il diritto di ogni bambino a nascere da un papà e da una mamma e per sottolineare la centralità del matrimonio per la vita della società. Ma perché questa nuova mobilitazione ora? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Filippo Savarese, portavoce della Manif pour Tous Italia:
R. – Perché le famiglie lo chiedono. In questi due anni, abbiamo girato con tante altre associazioni città, Comuni, facendo convegni, organizzando incontri, informando su quella che Papa Francesco ha definito: “la nuova colonizzazione ideologica”. E quando le famiglie hanno scoperto che cosa sta entrando nelle scuole dei loro figli e che cosa si sta cercando di approvare in parlamento, solo una cosa ci hanno chiesto: “Andiamo a manifestare pacificamente, ma pubblicamente, il nostro dissenso e la nostra proposta”.
D. – Quindi, un "Family Day" per dire “no” all’ideologia del gender nelle scuole, e per dire “no” anche al provvedimento sulle unioni civili, che porta la firma di Monica Cirinnà, la cui votazione in Commissione Giustizia del Senato è calendarizzata nelle prossime ore…
R. – Questa sarà una grande manifestazione per dire “sì” alla libertà educativa della famiglia, sancita da tutte le dichiarazioni universali dei diritti – dalla Costituzione italiana – e quotidianamente negata da tanti corsi e progetti finanziati dalle Regioni e dai Comuni, appaltati all’associazionismo Lgbt, che portano nelle classi dei nostri figli teorie ascientifiche, scandalose. Sarà una manifestazione per dire “sì” al matrimonio, come istituzione giuridica, antropologica, laica, che ancora conta, ancora vale, e serve ancora per proteggere la famiglia e le sue parti più deboli: i bambini.
D. – E perché il Ddl Cirinnà rappresenta un attacco al matrimonio?
R. – Si scrive “unioni civili”, ma si legge “matrimonio gay”. Le unioni civili sono un vero e proprio matrimonio, ma riservato alle persone dello stesso sesso. La diversità sessuale è un requisito essenziale del matrimonio, che lo caratterizza e lo costituisce. Paragonare – equiparare anzi – al matrimonio altri tipi di unione, che non hanno questi requisiti specifici, che non riguardano dunque la filiazione, svilisce l’istituto del matrimonio, e va nella direzione di negarne la necessità nell’ambito sociale. Oggi, si elimina l’importanza del requisito sessuale, domani si eliminerà la dualità, la necessità di una coppia, e si penserà che siccome il nuovo fondamento del matrimonio è soltanto l’amore e il sentimento, allora anche tre o quattro persone, che senz’altro possono amarsi, potranno accedere al matrimonio.
D. – Parlare di "Family Day" richiama quella grande manifestazione del 12 maggio del 2007, quando in Piazza San Giovanni scesero oltre un milione di persone con lo slogan. Oggi i tempi sono cambiati? E, se sì, come e in cosa differisce quella piazza da quella che voi andate adesso organizzando?
R. – I tempi cambiano sempre. La peculiarità dei nostri è che l’emergenza contro la famiglia è aumentata, perché nel 2007 noi non avevamo questa vera e propria “colonizzazione ideologica”, che ha definito Papa Francesco, nelle scuole. L’ideologia gender circolava ancora negli ambiti accademici, ma non si era fatta strumento politico che nei parlamenti di tutto il mondo – soprattutto in quelli di stampo occidentale – cerca costantemente, ogni giorno, di distruggere l’istituto della famiglia. Quindi, i tempi sono cambiati, nel senso che l’urgenza oggi è ancora più grave ed è quindi ancora più necessario che tutti – veramente tutti – ci ritroviamo il 20 giugno in Piazza San Giovanni. Non sarà una piazza confessionale, e men che meno politica, perché tutti noi abbiamo figli, nipoti, tutti noi abbiamo comunque a cuore la libertà educativa della famiglia. Ogni famiglia è libera di insegnare quello che crede ai propri figli, nel rispetto della laicità. La piazza del 20 giugno a Roma a San Giovanni sarà una piazza per celebrare e festeggiare la laicità. L’ideologia fuori dalla scuola e fuori dal parlamento.
D. – Lei ha detto: “Le famiglie ce lo chiedono”. Stimate una partecipazione alta a questa iniziativa?
R. – Sì, appena data la notizia, che è già un po’ in circolazione anche sui profili Facebook e Twitter della "Manif pour tous Italia", la risonanza è stata immediata ed enorme, perché la gente non aspettava altro. Noi crediamo che ci ritroveremo in piazza con centinaia di migliaia di persone, perché veramente in questi due anni la tolleranza delle famiglie nei confronti di questa devastazione culturale ha raggiunto un limite che non può essere superato. Questa è una piazza aperta a tutti coloro che hanno a cuore la libertà educativa della famiglia e il diritto dei bambini ad avere un papà e una mamma. A chi crede che questi siano valori fondanti della nostra società, diamo appuntamento il 20 giugno a Roma a Piazza San Giovanni alle 15.
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