IMMIGRAZIONE: Samorì (Fi), no a estremismi, sì a soluzioni efficaci e concrete


Non è possibile che Italia e Europa si occupino dei problemi seri solo nel momento in cui questi si tramutano in emergenze. Occuparsi di un problema nel momento dell’emergenza significa essere già in ritardo e questo ritardo produrrà necessariamente rimedi estemporanei, meno pensati e meno efficaci.”
Lo afferma Giampiero Samorì, esponente di Forza Italia e presidente del Mir – Moderati in Rivoluzione.
“Il problema dell’immigrazione è un problema complicato che esiste da quando esiste l’uomo – spiega Samorì -. Tutti i popoli hanno dato luogo a fenomeni migratori che da sempre si sono rivolti ad aree climatiche, economiche o geopolitiche dove pensavano si stesse meglio. Non c’è caso nella storia di un popolo che sia partito dalla Mesopotamia per andare a conquistare gli Urali, né di un popolo del nord che sia venuto in Italia per andare ad abitare sul Monte Bianco. Questo perché tutti i popoli hanno tendenza ad andare a stare dove si sta meglio. Si tratta di fenomeni inarrestabili. L’unica cosa che si può fare è quella di disciplinarli in modo logico e coerente. Cioè creare condizioni di attrattività verso i migliori e non verso i peggiori e fare in modo che chi arriva rispetti le regole in vigore in un determinato Stato. Purtroppo i governi italiani sono spesso scaduti in atteggiamenti di buonismo che hanno condotto alla drammatica situazione attuale.”
“Cosa si potrebbe fare? – continua Samorì -. Punto primo: capire e far capire che venire in Italia non è un diritto, è un’opportunità. Si dovrebbe quindi disciplinare una carta dei valori che chi vuole questa opportunità deve dichiarare di accettare e rispettare. Chi viene in Italia deve sapere che qui ci sono delle regole. Non è possibile, per esempio, permettere che nel nostro Paese le donne siano trattate come sono trattate in Arabia Saudita. Non è una questione di religione, è una questione di Costituzione. E questo chi arriva nel nostro Paese lo deve sapere. Punto secondo: disciplinare i flussi migratori  in modo logico e coerente. E’ inutile promettere a tutti accoglienza senza poter poi dare a tutti la possibilità di crearsi un futuro dignitoso. Si verrebbero così a creare eserciti di nullatenenti e disperati e questo non sarebbe accettabile né per noi né per loro. Terzo punto: intervenire negli Stati in cui questi flussi nascono. E questo lo si dovrebbe fare in due modi: in caso di emergenza chiedendo direttamente allo Stato da cui partono di intercettare le partenze nelle coste, così come facemmo in Albania; se invece non c’è l’emergenza, bisognerebbe aiutare le nazioni dalle quali questi flussi migratori provenogno in termini di possibilità di sviluppo e consolidamento sociale.”
“Solo la somma di tutti questi interventi potrà produrre, nel medio periodo, dei risultati – conclude Samorì -. Al contrario, nessuna soluzione estrema che sancisca un tutti dentro a prescindere o un fuori tutti a prescindere, potrà mai portare a una reale soluzione del problema.”

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