Referendum in Grecia: cosa succede se vince il Sì e se vince il No



Secondo le ultime notizie, Grecia e creditori internazionali dovrebbero aver raggiunto un accordo condiviso. Sulla vicenda tuttavia vi è ancora molta incertezza: la cancelliera tedesca Angela Merkel avrebbe infatti espresso un nuovo Nein all’accordo. Nel frattempo il 5 luglio, giorno in cui in Grecia si terrà il referendum sull’accettazione o meno da parte del popolo greco delle proposte rigettate dal Governo di Alexis Tzipras. Di seguito pubblichiamo un commento di Marc Craquelin, direttore dell'asset management di La Financière de l'Echiquier, sui potenziali effetti del referendum greco sia in caso di vittoria del Sì sia di vittoria del No.

Quali gli esiti possibili del referendum?
- Se a vincere fosse il «sì» (come ipotizzano i sondaggi): questo scenario più favorevole potrebbe tuttavia innescare un periodo di instabilità politica in Grecia (possibili elezioni anticipate) limitando di fatto il piano proposto dalle istituzioni sia negli importi che nella durata, prima che un 3° piano di aiuti – ivi compresa la ristrutturazione del debito esistente – venga discusso a partire dall’autunno.
- Se a vincere fosse il «no»: il default sarebbe garantito per il 20 luglio. La BCE non avrebbe altra scelta se non quella di interrompere l’ELA e tutte le banche greche fallirebbero. Si rafforzerebbero i timori di un’uscita della Grecia dall’Eurozona.
Quale impatto derivante da un'eventuale Grexit?
-E’ difficilmente quantificabile ma non va dimenticato che l’influenza economica della Grecia è limitata. Rappresenta solo il 3,3% della popolazione e l’1,8% del PIL dell’Eurozona.
- Deve essere ridimensionato il costo finanziario per l’Eurozona provocato dall’uscita della Grecia. Il default sarebbe di 350 Md € di cui una parte probabilmente recuperata in futuro e 150 Md € che incidono sul Fondo di Stabilità, sufficientemente capiente per assorbire la perdita. La perdita netta dovrebbe quindi essere compresa tra i 100 e i 200 Md €, pari quindi a meno del 2% del PIL dell’Eurozona.
-Di contro, bisognerà tener conto di un incremento del premio al rischio in tutta la zona, tra l’altro nei paesi periferici (Spagna, Portogallo).
Quali le possibili reazioni dei mercati? 
-Abbiamo già osservato che in parte l’effetto dello scossone era forse atteso dai mercati, il cui impatto è limitato proporzionalmente e nella durata. 
- A brevissimo termine è lecito anticipare una flessione dei mercati azionari, tra l’altro nell’Eurozona.
-A breve termine le istituzioni europee contrasteranno sicuramente il rischio di contagio grazie ai dispositivi messi in atto dal 2011 (OMT, QE, Unione bancaria, ESM…) atti a tranquillizzare alla fine gli investitori, a prescindere dall’esito della crisi.
In breve…
-  In entrambi i casi la correzione dei prossimi giorni dovrebbe generare opportunità di acquisto una volta che le acque si saranno calmate. Gli investitori si concentreranno allora sui fondamentali dell’Eurozona: ripresa della crescita economica e trend al rialzo delle revisioni relative agli utili.
-  Nel lungo termine siamo convinti che le prospettive europee rimangono attraenti. Come ha detto Alexis Tsipras alla fine del suo discorso e 80 anni dopo Franklin D. Roosevelt: «The only thing we have to fear is fear itself»!

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