Capezzone: un errore la nuova norma sul falso in bilancio

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"Esprimo grave preoccupazione per l'approvazione da parte della maggioranza del Senato (anche grazie alle assenze della minoranza, purtroppo...) delle nuove norme sul falso in bilancio, e mi auguro che alla Camera ci sia spazio per adeguate modifiche. Leggo e sento dire (ed e' vero: nessuno puo' negarlo) che uno dei fattori che frenano gli investimenti verso l'Italia, in particolare dall'estero, e' rappresentato dalla corruzione. Leggo e sento dire meno, pero', la seconda parte della verita', che non e' contraddittoria ma complementare con la prima, purtroppo aggravandone gli effetti negativi: e cioe' che quegli investimenti sono anche (io dico: soprattutto) frenati dal timore per l'incertezza del diritto che troppo spesso regna da noi, dal margine di indeterminatezza lasciato all'interpretazione giurisprudenziale, dalla durata infinita dei procedimenti. Dinanzi a cio', il Governo propone una riforma del reato di falso in bilancio che, personalmente, trovo molto preoccupante.
1. Non sono affatto convinto che sia giusto prevedere il carcere (ripeto: il carcere) per il falso in bilancio.
2. Penso che il ceto politico non abbia riflettuto a sufficienza sul fatto che molti elementi di un bilancio (dagli ammortamenti ai crediti, per citare solo esempi grossolani) sono essenzialmente fondati su stime, che, a un certo punto, possono essere contraddette dalla realta'.
3. Penso che la valutazione di "limitata offensivita'" abbia un margine di discrezionalita' troppo ampio lasciato all'interpretazione giurisprudenziale.
4. Fatalmente, si creeranno discrasie per cui vicende analoghe saranno trattate in modo diverso da una citta' all'altra, da una Procura all'altra, da un Tribunale all'altro.
5. Temo che la somma di questo nuovo falso in bilancio, piu' la fattispecie di autoriciclaggio (di recente approvata dalla maggioranza in una forma altrettanto ampia e vaga) possa portare nel circuito penale molte, troppe imprese, creando problemi immensi anche a quelle realta' imprenditoriali che, alla fine del percorso giudiziario, risulteranno in regola.
6. Temo che con questi tempi di prescrizione si rischi di mettere le imprese sotto un'"alea" infinita. Non si tratta - qui - di riproporre stantie contrapposizioni, o levate di scudi da parte della politica verso la magistratura. Al contrario. Proprio chi (io sono tra questi) e' convinto che la gran parte dei magistrati che si occupano di queste materie lo facciano con competenza e buona fede, a maggior ragione ritiene opportuno che a quegli operatori della giustizia siano forniti strumenti precisi e accurati, non vaghi e indeterminati, come rischia di accadere.
Pensiamoci, finche' siamo in tempo".

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