«Dalla lobby gay un attacco mondiale alla famiglia»
«Dalla lobby gay un attacco mondiale alla famiglia»
di Massimo Introvigne
La nuova Bussola Quotidiana, 15 luglio 2014
Alan Sears
è riconosciuto come uno dei più importanti leader - se non,
semplicemente, il più importante - nella lotta per la libertà religiosa,
la vita e la famiglia in cui i cristiani degli Stati Uniti sono
impegnati da diversi decenni, a fronte di leggi che aggrediscono in modo
sempre più virulento i principi che Benedetto XVI chiamava non
negoziabili. Avvocato, procuratore federale, collaboratore del
presidente Ronald Reagan (1911-2004), da vent'anni Sears presiede l'Alliance Defending Freedom (Adf),
una coalizione di migliaia di giuristi, con la partecipazione anche di
giornalisti e accademici, che intervengono quando la libertà dei
cristiani o i diritti della vita e della famiglia sono attaccati. L'Adf
ha avuto un ruolo cruciale in migliaia di cause nei tribunali americani,
e non solo, compresi casi pilota della Corte Suprema, fra cui il
recente caso Hobby Lobby di cui anche La nuova Bussola quotidiana si è occupata. Lo incontro a Naples, in Florida, in occasione dell'«Accademia» che forma
ogni anno diverse centinaia di avvocati e studenti di legge interessati
alle cause difese dall'Adf. Sears non concede molte interviste,
ritenendo che il lavoro dell'Adf debba essere condotto, per assicurare i
risultati, in modo discreto e senza troppa pubblicità per la sua sigla.
Ma si tratta di un personaggio chiave per capire non soltanto che cosa
succede, e non solo negli Stati Uniti, nell'aggressione mondiale alla
libertà religiosa, alla vita e alla famiglia, ma anche che cosa si può
fare in concreto per resistere. In questa intervista esclusiva ci spiega
che la battaglia non è affatto perduta.
Che cos'è l'Adf?
Come
dice il nome, è un'alleanza. Un'alleanza di credenti, in maggioranza
giuristi, che vogliono praticare la loro fede liberamente e garantire lo
stesso diritto a tutti. In concreto, operiamo in quattro settori:
strategia, formazione, raccolta di fondi e intervento legale. Strategia
per noi significa avere un piano globale, difensivo e offensivo. Quando
la casa brucia, per prima cosa si cerca di spegnere l'incendio, fare
intervenire i pompieri. Ma in seguito si tratterà di prevenire gli
incendi, e questo può avvenire solo mettendo insieme un numero
sufficiente di persone e organizzazioni. Abbiamo collaborato con oltre
tremila organizzazioni diverse, cercando di coordinarle e di evitare che
una senza volerlo ne danneggiasse un'altra.
Seconda
area, la formazione. Abbiamo formato o fornito informazioni a circa
cinquemila avvocati di oltre venti Paesi. Con il nostro programma Blackstone
offriamo ogni anno nove settimane di formazione a studenti di legge di
dieci Paesi. Hanno seguito questo programma oltre 1.400 studenti. Non
mettiamo gli Stati Uniti al centro, facciamo conoscere i diversi sistemi
legali, e insistiamo molto sulla nozione del diritto naturale.
Terzo:
raccolta di fondi. Abbiamo ricevuto aiuti in vent'anni da un milione di
persone, e oggi abbiamo circa 110.000 benefattori che incontriamo
tramite eventi e conferenze pubbliche, il sito Internet e soprattutto i
contatti personali. I nostri avvocati lavorano gratis, senza onorari, ma
le cause comportano anche spese vive. Abbiamo investito quarantadue
milioni di dollari nell'attività legale. Questa è la nostra quarta
attività, quella per cui forse siamo più noti. Interveniamo, talora come
parte, con il nostro nome, ma molto spesso lasciando che altri firmino
le memorie, senza che il nostro nome appaia, in centinaia di casi di
fronte a tribunali di ogni grado, e ormai di tutto il mondo. E il nostro
intervento è sempre assolutamente gratuito. Gli avvocati lavorano
gratis, e anche le spese vive sono pagate dai nostri benefattori, non
dai clienti.
Com'è nata l'idea dell'Adf?
Nel
1993 trentacinque leader di fama nazionale del mondo protestante
conservatore americano si sono riuniti per discutere un problema che li
preoccupava da tempo. Da molti anni nelle cause relative alla libertà
dei cristiani, alla vita e alla famiglia intervenivano apertamente o
dietro le quinte organizzazioni anticristiane e ostili alla famiglia e
alla vita come Planned Parenthood e la American Civil Liberties Union
(Aclu). Organizzazioni gigantesche, con milioni e milioni di dollari da
spendere. Che cosa c'era dall'altra parte, dalla parte dei cristiani,
della vita e della famiglia? La risposta era facile: niente. I leader
commissionarono uno studio che rivelò che la giurisprudenza in queste
materie era cambiata perché amministrazioni statali o comunali o
organizzazioni religiose spesso mal rappresentate e con budget limitati
erano state citate in giudizio da colossi come l'Aclu che si potevano
permettere avvocati costosissimi. Così era stata erosa la libertà
religiosa, era stato introdotto per via giudiziaria l'aborto, e così
via. Per usare una metafora sportiva, una squadra vinceva perché l'altra
semplicemente non si presentava a giocare la partita. Era dunque
assolutamente necessario opporre alle varie Aclu una grande
organizzazione dove ottimi avvocati si mettessero a disposizione gratis
di queste cause, e dove giovani avvocati fossero formati a combattere in
questi settori. I trentacinque leader erano protestanti ma volevano da
subito collaborare con ebrei, cristiani ortodossi e soprattutto
cattolici. Non a caso chiamarono me, che sono un cattolico, a dirigere
l'Adf. E fin dall'inizio alcuni dei leader pensavano a un'organizzazione
internazionale. Abbiamo uffici a Città del Messico, Delhi, Vienna e ne
stiamo aprendo altri due in Europa. Il programma di formazione degli
studenti di legge che oggi offriamo negli Stati Uniti sarà offerto dal
2015 anche in Messico e dal 2016 anche a Vienna.
L'Adf
è particolarmente nota per i suoi interventi alla Corte Suprema degli
Stati Uniti. Di recente, ha avuto un ruolo cruciale nel caso Conestoga - Hobby Lobby, di cui si è occupato anche il nostro quotidiano. Perché il caso è così importante?
A
un pubblico europeo direi: è in corso una tremenda lotta morale per la
coscienza e la libertà di coscienza. Molti oggi pensano che la coscienza
sia un mero sentimento, ma è la chiave della nostra vita morale. Senza
coscienza non abbiamo più una nozione del bene e del male. Ci sono leggi
in tutto il mondo che violano la libertà di coscienza. Negli Stati
Uniti la riforma sanitaria di Obama vuole costringere le aziende a
finanziare direttamente l'acquisto di anticoncezionali di tipo abortivo
per le loro dipendenti. Sono esentate solo le aziende con meno di
cinquanta dipendenti, un migliaio di aziende che hanno ottenuto
esenzioni dalla riforma sanitaria in genere perché affermano di trovarsi
un difficoltà economiche (vedi caso, alcune sono aziende che donano
somme significative al Partito Democratico), e le “chiese”. Ma “chiesa” è
definito in modo molto restrittivo, per esempio si è deciso che i
giornali e le case editrici religiose non sono “chiese”. Si è negata
l'esenzione alla grande casa editrice protestante Tyndale, che
esiste solo per diffondere la dottrina cristiana e reinveste qualunque
profitto nel sostegno alle missioni. Insisto sull'espressione
«finanziare direttamente» perché certamente tutti gli americani
finanziano l'aborto e altre pessime cose con le loro tasse, ma in quei
casi si tratta di finanziamento indiretto. Questo è un finanziamento
diretto, una partecipazione diretta alla soppressione di una vita umana
innocente. Nessuno può essere costretto a fare questo, è in gioco la
coscienza. Nelle aziende familiari, obbligare l'azienda a partecipare
alla soppressione di una vita umana significa obbligare le persone che
la gestiscono. I nostri primi clienti in questo caso, i proprietari
della Canastoga, sono mennoniti, cioè fanno parte di una comunità
che ha una lunga storia di lotta per la libertà religiosa. Siamo
intervenuti e abbiamo vinto. La decisione è importante perché ha aperto
la strada ad altri diciannove casi, in cui altre aziende (alcune no
profit, alcune commerciali) hanno chiesto la stessa esenzione dal
pagamento di prodotti abortivi alle loro dipendenti. Abbiamo vinto tutti
i casi, diciannove a zero. Compreso il caso della casa editrice Tyndale.
Tutto questo è importante anche in Europa. Anche lì gli Stati violano
la libertà di coscienza e pretendono di limitare l'obiezione di
coscienza definendo che cosa è una “chiesa” e che cosa non lo è.
Un altro caso della Corte Suprema, deciso due mesi fa, di cui vi siete occupati è il caso City of Greece. Di che si tratta?
Va
premesso che negli Stati Uniti la Corte Suprema non è obbligata a
esaminare tutti i casi che le sono sottoposti. Riceve da cinquemila a
diecimila richieste ogni anno e ne accetta solo un centinaio.
Nell'ultimo anno ha accettato 75 casi. In cinque di questi siamo
intervenuti. Grazie a Dio, li abbiamo vinti tutti e cinque. Per arrivare
a City of Greece abbiamo compiuto un lunghissimo cammino durato
molti anni. Negli Stati Uniti, fin dai tempi dei Padri fondatori, c'è la
tradizione di iniziare le sessioni del Parlamento e le lezioni nelle
scuole con una preghiera. Questo vale anche per i consigli comunali e i
Parlamenti statali. Le organizzazioni antireligiose e atee hanno
cominciato ad attaccare non il Parlamento ma piccole scuole e Comuni,
sostenendo che queste preghiere violano i diritti delle minoranze non
religiose. In City of Greece la Corte Suprema ha stabilito che,
quando la grande maggioranza dei cittadini è favorevole alla preghiera
in un consiglio comunale, i giudici non possono vietarla per compiacere
una piccola minoranza di atei militanti. Ora stiamo scrivendo a tutte le
scuole e a tutti i Comuni degli Stati Uniti spiegando che dopo questa
sentenza hanno diritto di aprire i loro lavori con una preghiera. Anche
questo ha paralleli e implicazioni in Europa: pensiamo ai casi relativi
al Crocefisso.
Parlando
di Europa, la grande questione oggi è quella delle unioni omosessuali.
La stampa ci racconta che la Corte Suprema americana, più «avanzata» di
alcuni tribunali europei, ha introdotto il «matrimonio» omosessuale
negli Stati Uniti per via giudiziaria nel 2013. È proprio così?
Vorrei
anzitutto notare la globalizzazione del diritto. Le sentenze della
Corte Suprema americana da qualche anno citano come precedenti quelle
della Corte Europea dei Diritti Umani. E viceversa. Per questo dobbiamo
lavorare insieme e l'Adf ha aperto uffici in Europa - uffici europei con
avvocati europei, non vogliamo fare i turisti americani in visita in
Europa. Detto questo, la Corte Suprema nel 2013 non ha imposto agli
Stati di introdurre il “matrimonio” omosessuale. Potrebbe farlo nel caso
dello Utah, di cui ora si dovrà occupare: un caso noto perché cinque
organizzazioni religiose, compresa la Chiesa cattolica, sono intervenute
a sostenere lo Stato dello Utah che si oppone a sentenze di giudici
federali che vorrebbero imporgli il “matrimonio” omosessuale anche se la
maggioranza dei suoi cittadini lo rifiuta. Seguiranno casi analoghi
dell'Oklahoma e della Virginia. In questi casi la Corte Suprema potrebbe
stabilire che è obbligatorio per gli Stati sposare persone dello stesso
sesso. Oppure potrebbe anche non farlo. Come si dice nello sport in
America, la partita non è finita fino al fischio finale. E in verità
neanche dopo. Nel XIX secolo la Corte Suprema ha emesso diverse
decisioni a favore della schiavitù. Poi ha cambiato idea. La terribile
sentenza sull'aborto ha portato all'uccisione di cinquantasei milioni di
bambini americani, con conseguenze devastanti anche sull'economia,
sulle pensioni. Ci sarebbe stata la crisi economica con cinquantasei
milioni di consumatori e di contribuenti ai fondi pensione in più? Non
ci arrendiamo sull'aborto, dove ci sono piccoli segnali incoraggianti
anche nelle sentenze, e non ci arrenderemo sulla famiglia, così come
qualcuno a suo tempo non si arrese sulla schiavitù.
In
Europa pensavamo che gli Stati Uniti fossero il Paese della libertà di
espressione e di coscienza. Sembra che con le leggi sull'omofobia non
sia più così. Il nostro quotidiano ha dato spazio a un caso di cui l'Adf
si è molto occupata, il caso Elane Photography, in cui la Corte Suprema
del New Mexico ha imposto a una fotografa di mettere la sua arte al
servizio di una coppia di lesbiche, che come cristiana si era rifiutata
di fotografare. Questa settimana abbiamo anche riferito di una sentenza
della Corte Suprema della Louisiana, che attacca direttamente il segreto
della confessione cattolica imponendo a un sacerdote di avvisare la
polizia quando viene a conoscenza di un reato in confessione. Che sta
succedendo?
Il
problema è sempre quello della coscienza. C'è un'aggressione mondiale
alla libertà di coscienza. Negli Stati Uniti e ora anche in Europa ci
sono casi contro fiorai e pasticceri che si sono rifiutati per ragioni
di coscienza di preparare torte o composizioni floreali per matrimoni o
eventi omosessuali. Torno al punto di partenza: se la coscienza è un
semplice sentimento queste sentenze sono comprensibili. Ma se è il
sacrario inviolabile della nostra libertà le cose stanno diversamente.
Questo vale anche per la confessione in Louisiana, e come cattolici
consideriamo la protezione del segreto della confessione qualche cosa di
sacro. Se il caso arriverà alla Corte Suprema (si può sempre sperare in
una transazione fondata sul buon senso, e noi alle transazioni siamo
sempre favorevoli), l'Adf se ne occuperà e cercherà di vincere. È
importante sottolineare che noi non iniziamo mai casi legali per ragioni
propagandistiche o per farci pubblicità: in effetti, non ci facciamo
nessuna pubblicità. Noi iniziamo le cause per vincerle, e grazie a Dio
in un'ampia maggioranza di casi le vinciamo. Detto questo, nel lontano
2003 ho pubblicato un libro che ha avuto un certo successo, «L'agenda
omosessuale. La maggiore minaccia alla libertà religiosa oggi». Che sia
la maggiore minaccia ormai è chiaro in tutto il mondo. Con altri si può
negoziare. Con gli attivisti omosessualisti no. Lo dicono chiaramente:
non si accontentano di trovare soluzioni pragmatiche a qualche problema,
ma vogliono ridefinire la cultura e la società, e vietare per legge che
qualcuno si opponga.
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risponerò appena possibile