Un governo in alto mare

Qualche giorno fa il presidente del Consiglio ha ammesso che nel 2014 il Pil crescerà meno del previsto. Più 0,4 invece dello 0,8 scritto nel Documento di economia e finanza. Il problema è che molto probabilmente l’anno si chiuderà con la metà di quanto annunciato: 0,2 al posto dello 0,4. Risultato, alla fine la crescita dell’economia sarà prossima allo zero, pari a un quarto di ciò che era stato immaginato e che pure era ritenuto insufficiente per far ripartire l’Italia. Dal punto di vista dei conti questo significa che il nostro Paese rischia di sforare il famoso 3 per cento di deficit e non solo non riesce a ridurre il debito pubblico, ma continua ad aumentarlo, con tutto ciò che ne consegue in termini di finanza pubblica. Il mancato raggiungimento dell’obiettivo di crescita produce ovviamente numerosi effetti, sia sull’occupazione che sulle entrate. Ma per una volta non vogliamo affliggere i lettori con un riesame della situazione finanziaria dell’Italia. Ci basta citare il fallimento della crescita del Pil come esempio delle molte promesse non attuate da questo governo.
Sono passati cinque mesi da quando Matteo Renzi con un blitz spodestò Enrico Letta, prendendone il posto dopo averlo invitato da uno studio tv a stare sereno. Il golpetto, non di stato ma di palazzo, fu giustificato dal premier con l’esigenza di fare in fretta e di dare risposte rapide alla crisi. Per ora, da quel che emerge da un’inchiesta giornalistica condotta dai colleghi di Libero, risulta che a tempi record è avvenuta solo l’occupazione delle poltrone, mentre il resto è passato in seconda linea. 

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