OTTIMA RIFLESSIONE DI PIETRO PAGANINI



Il liberalismo tradito dalle élite
Il populismo non è figlio di un modello di governo superato, ma di interpreti mediocri
Possiamo stare tranquilli: le Liberaldemocrazie occidentali non sono in crisi. L’avanzata dei populismi accompagnata dalla rianimazione grezza di ideologie defunte non è attribuibile al fallimento del liberalismo. La responsabilità va ricercata piuttosto tra tutti i gestori del potere che, in diversa maniera ma quasi sempre per calcolo interessato, hanno frainteso i princìpi fondanti delle Liberaldemocrazie o non sono stati in grado di coglierne il funzionamento. Hanno preferito governare mantenendo a parole il marchio Liberal-democratico (dimostratosi affidabile nel tempo) ma usando al suo posto un’ideologia ibrida, come nel caso dell’Italia, che ammicca all’oligopolismo delle corporazioni di matrice medievale e al solidarismo emotivo. Dunque l’accusa di tutti i mali del mondo alle presunte élite globali e finanziarie, non ha nulla a che vedere con i principi della Liberaldemocrazia. Le élite globali e finanziarie non hanno seguito il liberalismo, ma ne hanno sfruttato il marchio per imporre il loro interesse anteponendolo a quello dei cittadini.
È importante chiarirci su questo. Altrimenti non saremmo in grado di trovare le soluzioni ai problemi legati agli epocali cambiamenti che abbiamo il privilegio storico di vivere. In altre parole, non saremmo in grado di rispondere alle difficoltà che i cittadini stanno affrontando e, per reagire alla cattiva gestione delle istituzioni, cederemmo il passo alle ricette dei populismi. Noi invece vogliamo continuare in quel percorso di Libertà e prosperità seguito dopo la II guerra, ma stando attenti a correggerne i ritardi, le insufficienze che ora ci sono, e allargandolo a un numero sempre più ampio di individui. E dobbiamo farlo affidandoci al Liberalismo quale metodo sperimentale per migliorare quotidianamente la convivenza tra i cittadini attraverso il governo della legge, che ne garantisce le Libertà e la libera iniziativa. Sono proprio le regole adeguate di continuo (in base ai risultati e secondo le scelte dei cittadini), lo strumento efficace per tutelare, stando ai fatti, i diritti e le libertà, senza cadere nell’oligarchia.
Il liberalismo non può entrare in crisi e fallire, perché paradossalmente, la crisi e il fallimento ne sono parte fondante. Il suo metodo gli consente cioè di rispondere alle trasformazioni del tempo attraverso gli esperimenti che consentono di bilanciare la convivenza tra individui diversi, al fine di aumentarne i liberi rapporti e favorirne la prosperità. Il liberalismo si differenzia perciò dalle ideologie che invece, promuovono un’idea fissa e statica, inadatta per struttura ad adattarsi al mutare del tempo e ad affrontare i rinnovati problemi civili che ne derivano. Le ideologie invece, drogano infondendo certezze illusorie senza riscontro nella realtà dei fatti. Si spiega così in un momento storico in cui ci troviamo ad affrontare problemi nuovi, il ricorso dei cittadini a chi non è compromesso con il passato ed enuncia proposte ideali, tranquillizzanti, e senza curarsi di come realizzarle. Appunto quegli atteggiamenti che guidano i movimenti populisti. Il problema è sempre il medesimo: come risolvere le cose che oggi non vanno e suscitano disagi eccessivi nella cittadinanza. Viste le tragedie delle teorie classiste e considerato che in occidente le scelte dovrebbero farle i cittadini, è assurdo riesumare le vecchie logiche di oppressi e oppressori e presumere che esista la bacchetta magica con cui qualcuno possa guarire tutti. La soluzione passa dal cambiare proprio quei gestori e quelle élite che governando male hanno tradito i cittadini. Più si ritarda il cambiamento, più la piaga si incancrenisce. E chi soffre, pur di cambiare, sorvola sulla bontà o l’affidabilità del nuovo. Insomma, i liberal-democratici non negano i problemi anche se la denuncia viene fatta dagli illiberali. I liberal-democratici da un lato combattono l’illusione che un mondo perfetto possa esistere, in contrasto a quello delle cose che non funzionano, così come i furbi populisti argomentano nei loro comizi. Ma dall’altro non smettono mai di battersi, attraverso l’uso del metodo sperimentale e del libero voto dei cittadini, per affrontare le sfide che la contemporaneità ci propone, con la consapevolezza che richiedono pazienza e sacrifici. Di qui la necessità di 1) rimettere al centro dei rapporti umani il pensiero, inteso come confronto tra cittadini diversi che verte sui rispettivi progetti e non sulla propaganda. La debolezza di quel dibattito pubblico che è fondamento del metodo sperimentale, è un campanello d’allarme che suona da tempo senza che quasi nessuno intervenga; 2) promuovere il metodo scientifico nel dibattito pubblico in alternativa alle illusioni promosse dalle ideologie che trovano risonanza nei media e social media; 3) favorire il parlamentarismo in quanto democrazia rappresentativa e il confronto sulle scelte da fare tra i cittadini abbandonando il leaderismo egocentrico che si sta diffondendo (ancora grazie ai media) quale risposta ai primi due punti mentre è solo una dannosa droga illusoria. Fortunatamente stanno nascendo diverse iniziative a livello globale per promuovere la libertà e la democrazia nel mondo. Non richiedono idee “nuove”, ma una nuova riflessione sulle buone idee, un nuovo modo di argomentare e di praticare i sani principi della democrazia liberale.
John Cabot University
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Pietro Paganini

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