Moscovici: da Roma zero sforzi sul deficit
Nonostante i segnali deludenti delle ultime settimane, la Commissione
europea si è voluta ieri ottimista prevedendo una crescita sostenuta
nella zona euro, anche nel 2018 e 2019, pur ammettendo pericoli
all'orizzonte. Lo sguardo corre al protezionismo commerciale. In Italia,
invece, la situazione rimane incerta. L’esecutivo comunitario si è
detto preoccupato dalla perdurante incertezza politica che potrebbe a un
certo punto influenzare negativamente i mercati finanziari.
Secondo i dati pubblicati ieri dall'esecutivo comunitario, l'economia della zona euro dovrebbe crescere del 2,3% nel 2018, e del 2,0% nel 2019 a causa di un leggero rallentamento della congiuntura internazionale. Le stime relative all'Italia prevedono che la crescita economica sia dell'1,5% quest'anno e dell'1,2% l'anno prossimo. Il tasso di disoccupazione sarà invece il terzo più elevato della zona euro al 10,8%, dietro alla Grecia e alla Spagna.
L’Italia dovrebbe subire il rallentamento mondiale nel 2019, forse più di altri paesei della zona euro: «L'incertezza delle politiche – spiega Bruxelles - si è fatta più evidente e se dovesse prolungarsi potrebbe rendere i mercati più volatili, influenzando la fiducia dell’economia e il premio di rischio». L'avvertimento comunitario suona drammaticamente realistico, a due mesi dalle elezioni legislative e mentre la classe politica si dibatte alla ricerca di una nuova maggioranza.
In una conferenza stampa qui a Bruxelles, il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici ha aggiunto: «Non valuto il rischio politico in riferimento all'Italia, dico solo che è in corso un processo di formazione del governo e di qui una certa prudenza e la speranza che ho sempre che l'Italia resti al cuore della zona euro, l’Italia ha un ruolo essenziale rispettando le regole che sono state elaborate insieme». A una domanda sulla possibilità di nuove elezioni, l'uomo politico ha preferito non rispondere.
L'Italia ha presentato una Finanziaria per il 2018 che la Commissione europea ha già considerato non sufficientemente ambiziosa. I dati di ieri lo hanno confermato: «Sullo sforzo strutturale per il deficit pensiamo che nel 2018 c’è una stabilità, nel senso che lo sforzo strutturale atteso è zero: le implicazioni che potranno essere tratte per la sorveglianza di bilancio non sono argomento di oggi, ma faranno parte del pacchetto di primavera del 23 maggio».
A fine mese, Bruxelles pubblicherà nuove raccomandazioni-paese, così come une rapporto sul debito 2016-2017 che dovrebbe dare il benestare comunitario all'evoluzione dell'indebitamento (si veda Il Sole 24 Ore del 28 aprile). Rimane incerto il giudizio sulla Finanziaria del 2018. «La contabilità definitiva del 2018, che potrà essere apprezzata soltanto nella primavera 2019, mostrerà un andamento in linea con le regole europee», ha assicurato il ministero dell'Economia, dicendosi sicuro della bontà delle sue stime.
Sul fronte europeo, la Commissione si è voluta ottimista. Ha ammesso però che i rischi per il futuro dell'economia «sono sbilanciati verso il basso». Oltre al pericolo di protezionismo, provocato tra le altre cose dalla politica commerciale della Casa Bianca, Bruxelles guarda anche alla possibilità che la Federal Reserve possa stringere il credito più rapidamente del previsto dinanzi a un potenziale surriscaldamento dell'economia. Una tale possibilità peserebbe sulla congiuntura internazionale ed europea.
Secondo i dati pubblicati ieri dall'esecutivo comunitario, l'economia della zona euro dovrebbe crescere del 2,3% nel 2018, e del 2,0% nel 2019 a causa di un leggero rallentamento della congiuntura internazionale. Le stime relative all'Italia prevedono che la crescita economica sia dell'1,5% quest'anno e dell'1,2% l'anno prossimo. Il tasso di disoccupazione sarà invece il terzo più elevato della zona euro al 10,8%, dietro alla Grecia e alla Spagna.
L’Italia dovrebbe subire il rallentamento mondiale nel 2019, forse più di altri paesei della zona euro: «L'incertezza delle politiche – spiega Bruxelles - si è fatta più evidente e se dovesse prolungarsi potrebbe rendere i mercati più volatili, influenzando la fiducia dell’economia e il premio di rischio». L'avvertimento comunitario suona drammaticamente realistico, a due mesi dalle elezioni legislative e mentre la classe politica si dibatte alla ricerca di una nuova maggioranza.
In una conferenza stampa qui a Bruxelles, il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici ha aggiunto: «Non valuto il rischio politico in riferimento all'Italia, dico solo che è in corso un processo di formazione del governo e di qui una certa prudenza e la speranza che ho sempre che l'Italia resti al cuore della zona euro, l’Italia ha un ruolo essenziale rispettando le regole che sono state elaborate insieme». A una domanda sulla possibilità di nuove elezioni, l'uomo politico ha preferito non rispondere.
L'Italia ha presentato una Finanziaria per il 2018 che la Commissione europea ha già considerato non sufficientemente ambiziosa. I dati di ieri lo hanno confermato: «Sullo sforzo strutturale per il deficit pensiamo che nel 2018 c’è una stabilità, nel senso che lo sforzo strutturale atteso è zero: le implicazioni che potranno essere tratte per la sorveglianza di bilancio non sono argomento di oggi, ma faranno parte del pacchetto di primavera del 23 maggio».
A fine mese, Bruxelles pubblicherà nuove raccomandazioni-paese, così come une rapporto sul debito 2016-2017 che dovrebbe dare il benestare comunitario all'evoluzione dell'indebitamento (si veda Il Sole 24 Ore del 28 aprile). Rimane incerto il giudizio sulla Finanziaria del 2018. «La contabilità definitiva del 2018, che potrà essere apprezzata soltanto nella primavera 2019, mostrerà un andamento in linea con le regole europee», ha assicurato il ministero dell'Economia, dicendosi sicuro della bontà delle sue stime.
Sul fronte europeo, la Commissione si è voluta ottimista. Ha ammesso però che i rischi per il futuro dell'economia «sono sbilanciati verso il basso». Oltre al pericolo di protezionismo, provocato tra le altre cose dalla politica commerciale della Casa Bianca, Bruxelles guarda anche alla possibilità che la Federal Reserve possa stringere il credito più rapidamente del previsto dinanzi a un potenziale surriscaldamento dell'economia. Una tale possibilità peserebbe sulla congiuntura internazionale ed europea.
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