LO STATO (Noi) INCASSA IL 25% DI "CEDOLE" IN PIU' DALLA PARTECIPATE NEL 2017
Dalle partecipate pubbliche 2,5 miliardi di cedole al Mef
Incasso in aumento di circa il 25% rispetto all’esercizio 2016
Il
ministero per l’Economia si prepara a incassare una cedola complessiva
da circa 2,5 miliardi che verrà garantita dalla grandi società a
partecipazione pubblica, quotate e non, per l’esercizio 2017. Un incasso
sensibilmente superiore (+25% circa) rispetto a quello totalizzato nel
2016 dallo Stato e poco inferiore a 2 miliardi. Al risultato si arriva
considerando dati già pubblicati e stime sulle grandi società che devono
ancora approvarli (proprio tra oggi e domani), come le Ferrovie e la
Cassa depositi e prestiti. L’elaborazione si riferisce solo alle società
quotate e non di maggiori dimensioni: dunque Cdp, Enel, Eni, Enav,
Poste, Leonardo e Ferrovie dello Stato. Tutte, a eccezione di Eni e
Leonardo che hanno confermato una cedola uguale a quella dell’esercizio
2016, hanno annunciato o si apprestano ad annunciare una remunerazione
per gli azionisti in crescita. L’aspettativa più alta è legata ai
risultati della Cdp, la cui remunerazione è legata alla raccolta
postale, al conto tesoreria gestito per il ministero dell’Economia, dal
credito enti locali e vari settori, e alla gestione di partecipazioni
(tra cui Snam, Terna, il 25,76% di Eni, il 35% di Poste, Fincantieri e
il 12% di Saipem, Italgas). Secondo le stime anche quest’anno la Cdp
sarà in grado di garantire risultati in crescita (grazie
all’efficientamento della raccolta oltre che al miglioramento delle
condizioni del conto tesoreria gestito per il Mef): l’attesa è un
aumento della cedola attorno al 30%, rispetto agli 847 milioni (su un
monte dividendi di 986 milioni e utile della capogruppo pari a 1,6
miliardi) distribuiti lo scorso anno. L’utile netto dovrebbe attestarsi
abbondantemente sopra i 2 miliardi: se verrà, come probabile,
riconfermato il payout del 59% approvato nel 2016, la quota di spettanza
dello Stato sarebbe ben sopra il miliardo di euro. Attesa anche per i
risultati che saranno diffusi oggi da Fs: lo scorso anno la società ha
annunciato un utile superiore a 700 milioni e una cedola in crescita del
66%, pari a 300 milioni. Se la società guidata da Renato Mazzoncini
mantenesse invariato il dividendo, l’incasso totale dalle grandi
partecipazioni per lo Stato sarebbe attorno a 2,4 miliardi. C’è da
aspettarsi, però, un certo miglioramento. Come del resto hanno
annunciato progressi Enel, Enav e Poste.Qualche maligno ricorda che il
top management di queste aziende è stato espresso dal governo Renzi
(vale per Enel, Enav e Fs per quanto riconfermati dal governo
Gentiloni), mentre anche l’ad di Poste, Matteo Del Fante, era arrivato
al vertice di Terna con l’esecutivo dell’ex sindaco di Firenze e poi è
salito in Poste con Gentiloni. Dunque, i risultati potrebbero
rispecchiare il desiderio di dimostrare le proprie capacità in una fase
di transizione verso equilibri politici diversi. Se si guarda ai numeri,
però, si vede che nei risultati 2017 si rifletto la ripresa in atto in
Italia. Vale per Enav (che ha cavalcato l’incremento del traffico aereo
introducendo il “free route”, un sistema per incentivare le compagnie
estere ad attraversare lo spazio aereo italiano): la cedola è passata da
96 a 101 milioni (+6%), di cui 54 milioni al Mef (quest’anno per prima
volta senza ricorrere alle riserve). Anche i conti Enel hanno
beneficiato di maggiori vendite di energia, in particolare Italia,
Spagna e Sudamerica: la cedola è in aumento del 32%, con un monte
dividendi di 2,4 miliardi. Per lo Stato l’incasso è di 568 milioni
contro 431 milioni del 2016. In Poste Del Fante è riuscito a chiudere il
primo esercizio della sua gestione con un utile in crescita (689
milioni contro 622 milioni) nonostante le svalutazioni (tra cui Alitalia
e fondo Atlante) per la pulizia di bilancio. La cedola risulta in
aumento dell’8%: allo Stato, che possiede il 30% del capitale, vanno 164
milioni contro 152 milioni dello scorso anno. Va detto che al risultato
hanno contribuito la nuova convenzione con la Cdp sulla remunerazione
della raccolta postale e le plusvalenze sulla cessione dei titoli di
Stato (alle quali la società fa sempre meno ricorso). Da Eni arrivano
145 milioni (sul 5% del Tesoro, a fronte di un payout dell’84%). Da
Leonardo 24 milioni (a fronte di un payout che è passato dal 16% del
2016 al 30% nel 2017 nonostante il calo dell’utile). I proventi da
dividendi sono utilizzati dal Mef per ridurre le spese per oneri sul
debito pubblico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Laura Serafini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Laura Serafini
FONTE : IL SOLE 24 ORE
Commenti
Posta un commento
risponerò appena possibile