Per la vita sempre, contro la rassegnazione

IL disegno di legge sulle disposizioni anticipate di trattamento sta diventando legge dello Stato italiano nella sostanziale rassegnazione del mondo cattolico. E’ quello che si evince leggendo la stampa cattolica, ma soprattutto lo si capisce di fronte all’assenza di reazioni adeguate alla portata morale del disegno di legge. Quasi tutti capiscono che quest’ultimo porta il Paese verso la legalizzazione dell’eutanasia, a cominciare dall’avere sostituito le “dichiarazioni” del paziente con “disposizioni”, ma proprio tutti percepiscono che, al di là del contenuto del testo, da un punto di vista culturale, l’approvazione di questo disegno di legge introduce il principio della disponibilità della vita.
Non è che manchino le prese di posizione autorevoli che fanno capire come il testo di legge in discussione al Senato sia quanto meno equivoco e da emendare, se non eutanasico come molti giustamente pensano. Le parole alla Radio Vaticana del Presidente della Cei Gualtiero Bassetti e quelle del card. Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (entrambe su Avvenire del 12 dicembre), lasciano intendere un giudizio negativo sul testo e sul modo in cui si è arrivati alla votazione in Senato, senza alcuna garanzia di partecipazione alla decisione finale. Tuttavia non bastano a superare la rassegnazione che esiste nel mondo cattolico di fronte all’assenza di un preciso giudizio su un testo di legge che tocca direttamente temi antropologici fondamentali per una visione cristiana della vita. Ossia, non si tratta di un tema sul quale ci possono essere libere opinioni, come per altri disegni di legge, e non può essere abbandonato al dibattitto fra i partiti come se non avesse uno spessore morale importante. Né si può pensare che l’autorità della Chiesa sia indifferente di fronte a progetti di legge come questo e non abbia il diritto-dovere di esprimere un giudizio. Un giudizio che aiuti a superare la confusione e le divisioni, che esistono e fanno male e che talora sono venute fuori anche da ambiti riconoscibili come ecclesiali.
A giochi fatti in apparenza, la denuncia della pesante lesione del diritto alla vita potrebbe provocare qualche ripensamento dell’ultimo momento. E invece ancora silenzio. Un silenzio che provoca disagio e rassegnazione in chi si rende conto che dopo il divorzio breve, dopo il divorzio facile, dopo la c.d. legge sulle unioni civili, dopo la legge sulla droga, e dopo gli interventi per via giudiziaria verso la fecondazione eterologa e la selezione embrionale, un altro tassello dell’antropologia umana e cristiana che fondava le nostre radici viene sradicato. Se oggi si è prossimi alla introduzione per legge dell’eutanasia è anche per la mancata adeguata resistenza alla legge c.d. sulle unioni civili e al mancato appoggio ufficiale alle manifestazioni popolari contro di essa.
Alleanza Cattolica supplica l’autorità ecclesiastica della Chiesa italiana a esprimere una posizione che almeno aiuti i fedeli – a cominciare da coloro che si dicono tali stando in Parlamento o nel Governo – a farsi un giudizio su questo passaggio importante della storia nazionale. Lasciare andare le cose può apparire come un disinteresse di fronte al bene comune che non appartiene alla storia del movimento cattolico. I progetti di legge iniqui possono anche diventare leggi dello Stato, ma la rassegnazione o peggio l’indifferenza di fronte al bene della nazione non devono entrare nelle coscienze dei cattolici italiani

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