Requiem per il compagno Alexis

 
 I fan di Alexis Tsipras erano molti, trasversali. La rivoluzione annunciata anti-Euro-Merkel era alle porte e sul carro sono saltati tutti. Da destra a sinistra. Sono stati giorni di dichiarazioni desolanti, di prese di posizione imbarazzanti. Oggi, nel momento di bisogno di Alexis, come sempre avviene, non ne trovi uno di devoto o ex tale, con la scusa della spiaggia il silenzio l’hanno reso tombale.
E siamo al requiem del leader greco, politicamente parlando s’intende. Almeno per ora. Ché non è bastata la manfrina dei ricatti ai ministri europei, delle continue richieste di soldi pretesi senza garanzia alcuna. Non sono bastati i milioni che gli sono arrivati, l’aver fatto nuovamente risalire la spesa pubblica. Non è stata la fine neppure la pantomima del referendum di cui non ha tenuto conto, per firmare poi un accordo più svantaggioso dell’ultimo che gli era stato proposto. No, siamo dovuti arrivare alle elezioni anticipate, forse fissate per il 20 settembre.
Un quadretto peggiorato nettamente dalle dimissioni del segretario di Syriza, Tasos Koronakis. Braccio destro dell’ex premier, ha dichiarato di lasciare perché l’Alexis non avrebbe discusso dell’anticipazione delle elezioni con il partito, che rischia di spaccarsi in tre. Syriza ha perso anche Panagiotis Lafazanis e diversi esponenti dell’ala più radicale (Piattaforma di sinistra), da cui è nata Unità Popolare. Insomma, la grande ondata di cambiamenti sta prendendo sempre più l’aspetto di tre fiumiciattoli, roba da poco. E in un secondo vedi il futuro di Podemos, Salvini, Grillo. Di tutti quelli che mai arrivassero a governare un Paese oltre a finirlo finirebbero loro stessi. La sfilata al G8 di Genova, i proclami ottocenteschi su lavoratori e pensioni in un mondo ormai da un pezzo nel nuovo millennio (a casa nostra malato perché rimasto ancorato su radici appassite), l’urlo di protesta continuo, l’individuare il cattivo nelle politiche europee senza riconoscere che il problema è soprattutto che da quelle parti fa politica pressoché solo la Germania, con la Francia spocchiosa a far da tirapiedi, per demerito nostro. Tutto questo, miscelato a proclami populisti, un po’ funziona. Prende l’esasperazione della gente e la canalizza al basso ventre, una protesta inutile, spesso argomentata nel modo sbagliato e arrabbiata con i soggetti sbagliati. Poi vai al governo e i giochi funzionano diversamente. I conti non stanno in piedi a chiacchierare. Tsipras è durato otto mesi, giorno più giorno meno. Alla Grecia ha fatto male, abbastanza che i tedeschi grazie alle sue sceneggiate apolitiche se la stanno comprando pezzo a pezzo. La politica è una cosa seria, sporca perché estremamente seria.
Syriza sta per spaccarsi in tre, anche Tsipras riuscisse ad evitarlo le sue prospettive difficilmente torneranno a essere rosee, o perlomeno meno nere.

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