ANCORA SI PARLA DI TASSE..... E DI COME SPREMERE LA "MUCCA"
DELLA MUCCA STRIMINZINA
O DELLE TASSE LOCALI
Ci sia concesso di premettere che, per nostra precisa scelta,
da anni non aderiamo a nessun partito e ci accontentiamo di commentare – quando
capita – la vita politica ed economica internazionale italiana e ferrarese. Non
abbiamo, perciò, pregiudizi di sorta nei confronti di qualsivoglia partito
politico, sia esso di sinistra, di centro o di destra, appartenga alla
coalizione di governo o stia all’opposizione. Tuttavia, capirete, che anche
noi, come chiunque altro, abbiamo nostri valori, principi, visioni, metodi e
strumenti per l’interpretazione del mondo che ci circonda.
Orbene, fatta questa doverosa premessa, vorremmo dire che,
per quanto concerne la manifestazione indetta per venerdì prossimo dalle
opposizioni politiche ferraresi, contro la crescita dell’Imu e dell’Irpef,
decisa dal sindaco Tagliani e dall’assessore Vaccari, crediamo che sia
sbagliato misurare l’efficacia (o l’inefficacia) di un evento, puntando
l’attenzione solo sul numero di coloro che vi parteciperanno. Sono troppi e
diversi i fattori che oggi determinano i flussi di manifestanti ad un evento
politico. Del resto, lo abbiamo notato tutti, credo, che le manifestazioni
sindacali (anche quelle degli insegnanti), studentesche e perfino, degli
arrabbiati antagonisti, registrano presenze esigue e calanti. Ciò significa che
il cinismo e l’indifferenza hanno sovrastato il disagio e il desiderio di
rivolta dei lavoratori, degli studenti e anche quella dei teppistelli in
cashmere rosso? Non potrebbe darsi, viceversa, che, se le piazze sono vuote, lo
si debba al senso di sconforto e d’impotenza che pervade coloro che non si
sentono più rappresentati da chi governa le comunità nelle quali vivono? Quanto
drammatica sarebbe questa ipotesi?
Ma c’è dell’altro. Ci siamo mai chiesto che cosa sta
inducendo in noi la politica che, giorno per giorno, con insistenza e
caparbietà, prova ha sottrarci perfino l’immagine e la parola? Pensateci! Non è
forse vero che così si alimentano sentimenti contrastanti e schizoidi quali la
rassegnazione e la frustrazione? La mancanza di un serio e costante confronto e
il crollo del senso d’appartenenza non incentivano, di fatto, il rischio che al
malcelato fastidio e alla, più o meno palese, intolleranza subentri la violenza,
non solo verbale? I campanelli d’allarme continuano a trillare, ma i governanti
ballano e pasteggiano a champagne nei saloni delle feste del Titanic che
affonda.
Prima in silenzio, poi, sempre più rumorosamente, le persone
manifestano il loro disagio, derivato dal senso di iniquità che le coglie.
Volgendoci attorno ci accorgiamo che non siamo più in grado di vivere una vita
normale, di serenità e d’impegno, che garantisca il nostro presente e il futuro
dei figli. Non c’è lavoro per chi lo ha perso e per le donne e i giovani che
non lo hanno mai avuto. Sappiamo come vivono il loro senso di inedia e
inutilità? Vi siete chiesti come stanno coloro i quali, andando in pensione, si
sono trovati senza lavoro e senza vitalizio? Si chiamano, con brutto neologismo,
“esodati” (inutilizzabili!). Qualcuno di noi si è chiesto come viva la nonnina
la quale, avendo la casa e quattro
soldi, è costretta a pagare tasse, contributi e bolli sempre più esosi? Sappiamo
cosa provano, nel loro intimo, i titolari di un negozietto o di un laboratorio
artigiano continuamente vessati da una politica miope e famelica e
quotidianamente minacciati da un Fisco rapace?
Se costoro, come molti altri, si convincessero che i loro
sacrifici, le loro rinunce e le loro apprensioni sono conseguenze dirette delle
inefficienze degli enti pubblici e dello sperpero perpetrato da associazioni
più sprovvedute che criminogene, potrebbero anche cambiare i loro toni e
comportamenti. Non, necessariamente, per abbracciare e condividere – si badi
bene – le prese di posizione degli oppositori politici di Tagliani (compresa la
mucca di pezza Striminzina), ma solo per affermare che sono stanchi di subire
le opache decisioni di coloro che riconoscono opportunità e premi, solo ai loro
interessati famigli.
Alberto Cavicchi
Centro studi economici e sociali “Luigi Einaudi” –
Ferrara
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