Elezioni, chi governa e dove: la nuova mappa politica delle città italiane
Sebbene di stretta misura, il centrosinistra governa ancora il maggior numero delle principali città italiane, quelle che fanno capoluogo di provincia. Dopo l’ultima tornata di elezioni amministrative che si sono concluse domenica scorsa, emerge infatti un’Italia colorata di “rosso” per poco più della metà, quindi di “azzurro” per poco meno del 50 per cento, mentre restano poco più di briciole (anche se grandi città come Roma e Torino) al Movimento 5 Stelle e poco di più alle liste civiche.
In base ai dati del Viminale rielaborati dal Sole 24 Ore, su 112 grandi città capoluogo di provincia (ai capoluoghi veri e propri sono state aggiunte le città capoluogo in “coabitazione”, come per esempio Urbino con Pesaro, Carrara con Massa, Cesena con Forlì e le tre città - Barletta, Andria e Trani, della cosiddetta provincia «Bat») 46 sono amministrate da Giunte di centrosinistra, 43 dal centrodestra, 17 da liste civiche e 6 dal Movimento 5 Stelle.
Per il centrosinistra bilancio “in rosso”
Visto così, il risultato delle ultime amministrative non sembrerebbe dunque neanche troppo catastrofico per il centrosinistra, che sebbene di stretta misura sembra mantenere il predominio sul territorio nazionale. Lo diventa, tuttavia, se i dati di oggi vengono confrontati con quelli del 2013 nelle stesse città – per i capoluoghi che hanno votato nei giorni scorsi – e se si mette in relazione il “colore” delle giunte attualmente alla guida dei capoluoghi con quello delle amministrative precedenti (al netto dei non pochi commissariamenti). Allora erano infatti 76 le amministrazioni a guida centrosinistra, 29 quelle di centrodestra, 2 erano appannaggio del Movimento 5 Stelle e 5 di liste civiche. Fatti i conti, questo significa che il centrosinistra ha lasciato sul campo ben 30 città capoluogo, mentre gli altri schieramenti politici hanno tutti realizzato un saldo positivo: il centrodestra ne ha guadagnate 14, il Movimento Cinque Stelle 4 e le Liste civiche 12.
Visto così, il risultato delle ultime amministrative non sembrerebbe dunque neanche troppo catastrofico per il centrosinistra, che sebbene di stretta misura sembra mantenere il predominio sul territorio nazionale. Lo diventa, tuttavia, se i dati di oggi vengono confrontati con quelli del 2013 nelle stesse città – per i capoluoghi che hanno votato nei giorni scorsi – e se si mette in relazione il “colore” delle giunte attualmente alla guida dei capoluoghi con quello delle amministrative precedenti (al netto dei non pochi commissariamenti). Allora erano infatti 76 le amministrazioni a guida centrosinistra, 29 quelle di centrodestra, 2 erano appannaggio del Movimento 5 Stelle e 5 di liste civiche. Fatti i conti, questo significa che il centrosinistra ha lasciato sul campo ben 30 città capoluogo, mentre gli altri schieramenti politici hanno tutti realizzato un saldo positivo: il centrodestra ne ha guadagnate 14, il Movimento Cinque Stelle 4 e le Liste civiche 12.
Tutti i cambi di colore tra gli schieramenti
Da Nord al Sud, passando evidentemente anche per le roccaforti del Centro Italia, sono 33, in particolare, le città che il centrosinistra ha “ceduto” in questi ultimi anni al centrodestra (al netto del saldo secco - da 76 a 46 - descritto sopra). Tra queste spiccano Arezzo, Ascoli Piceno, Benevento, Genova, Como, Foggia, Grosseto, La Spezia, L’aquila, Potenza e ancora Novara, Rieti, Trieste, Perugia, Trento, Udine e Venezia. Il percorso inverso è stato fatto invece da 18 amministrazioni, che da “azzurre” che erano sono diventate “rosse”: è il caso, tra gli altri, di Bergamo, Caltanissetta, Campobasso, Caserta, Lecce, Macerata, Palermo, Pescara, Prato, Reggio Calabria, Trapani e Varese. Il centrosinistra ha inoltre ereditato una città (Ragusa) dal Movimento 5 Stelle e un’altra (Cuneo) dall’Unione di centro.
Da Nord al Sud, passando evidentemente anche per le roccaforti del Centro Italia, sono 33, in particolare, le città che il centrosinistra ha “ceduto” in questi ultimi anni al centrodestra (al netto del saldo secco - da 76 a 46 - descritto sopra). Tra queste spiccano Arezzo, Ascoli Piceno, Benevento, Genova, Como, Foggia, Grosseto, La Spezia, L’aquila, Potenza e ancora Novara, Rieti, Trieste, Perugia, Trento, Udine e Venezia. Il percorso inverso è stato fatto invece da 18 amministrazioni, che da “azzurre” che erano sono diventate “rosse”: è il caso, tra gli altri, di Bergamo, Caltanissetta, Campobasso, Caserta, Lecce, Macerata, Palermo, Pescara, Prato, Reggio Calabria, Trapani e Varese. Il centrosinistra ha inoltre ereditato una città (Ragusa) dal Movimento 5 Stelle e un’altra (Cuneo) dall’Unione di centro.
Le dinamiche a 5 Stelle e le liste civiche
Oltre a quello di Ragusa, nel periodo considerato il Movimento 5 Stelle ha perso anche il governo di Parma (a vantaggio della Lista civica Pizzarotti, uscito dal Movimento) ma amministra attuamente 6 grandi città contro le due di allora: sono Avellino, Carbonia, Carrara e Livorno, oltre naturalmente Roma e Torino, tutte ereditate dal centrosinistra.
Oltre a quello di Ragusa, nel periodo considerato il Movimento 5 Stelle ha perso anche il governo di Parma (a vantaggio della Lista civica Pizzarotti, uscito dal Movimento) ma amministra attuamente 6 grandi città contro le due di allora: sono Avellino, Carbonia, Carrara e Livorno, oltre naturalmente Roma e Torino, tutte ereditate dal centrosinistra.
Nello stesso periodo di tempo sono aumentate anche le amministrazioni di liste civiche, che pur non avendo un sostegno diretto dei principali partiti sono tuttavia contrassegnate da una forte connotazione partitica: come per esempio Urbino, amministrata da una lista civica ma di forte impronta di centrodestra.
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