Ecco perché conviene a tutti aiutare la famiglia
di Ettore Gotti Tedeschi
La nuova Bussola Quotidiana, 12 novembre 2014
Sabato
29 novembre a Torino parteciperò al dibattito “Si alla Famiglia...” con
Alfredo Mantovano, Massimo Introvigne e Stefano Commodo. Vorrei
anticipare alcuni punti, magari per stimolare a partecipare
all’incontro. Sinodo e sue conclusioni a parte, vorrei fare un semplice
riferimento a un obiettivo auspicato: riconoscere l’importanza anche
economica della famiglia e il suo ruolo nel superamento della crisi. Due
riflessioni: la prima riguarda le conseguenze economiche dello
“scoraggiamento” della famiglia. La seconda sulle ragioni, da capire e
rimuovere, di questa avversione alla famiglia. Ragioni che certamente
sono state trattate nel Sinodo sulla famiglia, ma trascurate
mediaticamente.
La famiglia è stata accusata di provocare rotture sociali e disuguaglianze grazie
all’educazione soggettiva dei figli. È stata accusata di privare la
donna della libertà di esprimersi e lavorare, essendo destinata a fare
figli, preparare minestroni e rammendare calzini. È stata accusata di
privare i suoi membri della libertà di scioglierla con il divorzio, di
ostacolare l’opzione di convivenza, di esser ossessionata dal sacramento
del matrimonio. È stata abbandonata nella necessaria preparazione
educativa e morale, diventando così precaria. È stata scoraggiata
economicamente in mille modi a formarsi e crescere. È stata perfino
accusata di esser culla di violenze inaudite e ivi coperte.
Avversando la famiglia si è creato un virus organizzativo ed economico che
ha come effetto principale l’interruzione del ciclo economico virtuoso
della famiglia nelle sue anime di superproduttore (e autoproduttore) di
reddito e di redistributore al suo interno; produttore di risparmio, di
investimenti e di consumi. Il secondo effetto che viene interrotto è
quello della famiglia ammortizzatore sociale che sa assorbire al suo
interno i costi sociali, presi in outsourcing dallo Stato,
diminuendo la spesa pubblica, ma competendo con lo Stato stesso
(istruzione figli, sostegno figli disoccupati, assistenza malati e
anziani). Il terzo effetto interrotto sta nel minor stimolo competitivo
nell'educazione e formazione dei figli e conseguente minor valore per la
società. Il quarto effetto, conseguente alla crisi della famiglia, è il
crollo della natalità e le sue conseguenze economiche dirompenti che
non si vogliono ancora riconoscere (lo ha però fatto il ministro
Lorenzin su Repubblica il 1° ottobre).
Ma quali le ragioni di questa avversione alla famiglia? La prima è morale: la famiglia
viene considerata un prodotto della cultura cristiana ordinata alla
Creazione ed al senso della vita. La seconda sta nel negare, negando la
famiglia, gli obiettivi della Dottrina sociale della Chiesa, orientati a
fede e opere e per una economia al servizio dell’uomo e della famiglia.
La terza ragione sta nel fatto che l’esistenza della famiglia non
permette il controllo (tecnocratico) della società. Senza famiglia la
società non avrebbe più un'identità, fini responsabilizzanti i suoi
membri e perderebbe perfino motivazioni vere di essere società.
Senza famiglia si diventa poveri, materialmente, intellettualmente e moralmente.
Perciò, sarebbe auspicabile che non si pensasse che si deve diventare
“ricchi” per poter, solo allora, formare una famiglia. Si diventa
“ricchi” (e si fa prosperare la società) avendo il coraggio di formare
una famiglia.
Post Sinodo: invece di dialogare sul sesso degli angeli, sarebbe bene si lavorasse anche per non confondere la famiglia, ma per incoraggiarla, valorizzarla e rafforzarla. Per il bene comune.
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