GRAZIE DON IVO
LUTTO
Una folla commossa e composta ha partecipato alle esequie di don Silingardi
“Io sono pronto Signore”
Maria Silvia Cabri
“
Voglio amarti mio Gesù, voglio amarti sempre più, sta con me, o buon
Gesù, voglio venire con te lassù”. Le note del Canto di Mamma Nina
hanno commosso le tantissime persone presenti il 28 marzo al rito
funebre di don Ivo Silingardi, nell’aula liturgica della parrochia di
Quartirolo. Dall’annuncio della sua morte, la comunità carpigiana, e
non solo, è scossa: ha perso uno dei suoi punti di riferimento. Da
sabato la salma del sacerdote è stata esposta nella cappellina di Villa
Chierici a Santa Croce, sede della Cooperativa Nazareno così fortemente
voluta da don Ivo per garantire affetto e futuro ai giovani più
fragili e svantaggiati. Ogni ora è stato recitato un rosario e vi è
stato un susseguirsi continuo di persone che volevano pregare per lui o
dargli l’ultimo saluto. Al funerale erano presenti il sindaco
Bellelli, le autorità istituzionali, i dirigenti e gli amministratori
della Scuola alberghiera e della Cooperativa sociale Nazareno, ma
soprattutto tanti cittadini “comuni” che hanno voluto, con la loro
presenza, manifestare l’affetto e la riconoscenza verso quel sacerdote
“della gente”, che così tanto ha fatto per gli altri.
Il rito funebre è stato offi ciato da monsignor Francesco Cavina,
vescovo di Carpi, insieme a monsignor Douglas Regattieri, vescovo di
Cesena Sarsina, e a monsignor Elio Tinti, vescovo emerito di Carpi,
accompagnati da almeno una cinquantina di sacerdoti della Diocesi.
“Cristo è sempre stato mio amico - le parole del
testamento ‘spirituale’ di don Ivo, letto da monsignor Cavina - il più
grande amico della mia vita, che io ringrazio per avermi chiamato al
sacerdozio”. “Don Ivo - ha proseguito il vescovo Francesco - ha accolto
tutti, bambini e adulti, poveri e ricchi, credenti e non credenti, con
generosità e coraggio, andando a ‘bussare’ a tutte le porte per
tutelare chi era nella diffi coltà”. Ricordando le vicende della sua
vita, l’esperienza della guerra, del carcere e del post guerra,
monsignor Cavina ha precisato che “la vita di don Ivo ci insegna come
affrontare problemi e difficoltà con lo sguardo sempre rivolto a
Cristo, quale affettuoso amico che mai delude e abbandona. Le sue due
più grandi creazioni, l’istituto Nazareno e la cooperativa Nazareno
sono segno della sua lungimiranza educativa nonché richiamo per mettere
sempre al centro di ogni azione l’uomo”. Affettuoso il ricordo anche
del vescovo emerito di Carpi, monsignor Elio Tinti: “Don Ivo ha sempre
detto ‘sì’ al Signore con grande abbandono. Tante volte, quando mi
capitava di andare in giro, lo chiamavo e veniva con me: era un punto di
riferimento, fiducia e speranza per tutti, capace di un totale
abbandono a Cristo”. Un ‘amico’: così lo ricorda don Douglas
Rettighieri, vescovo di Cesena-Sarsina: “Tra noi c’era un’amicizia e
una stima sincera, eravamo in sintonia; lui amava confidarsi con me”.
Al termine del rito funebre, la salma è stata di nuovo trasportata a
Villa Chierici, in attesa delle tumulazione presso il cimitero urbano,
che è avvenuta il 29 marzo, dopo le Santa Messa delle nove.
Commenti
Posta un commento
risponerò appena possibile