manovra GIALLOVERDE....... potrebbe essere STRAVOLTA DALLA U.E. e dal Parlamento
Sarà, però, una pace fiscale a otto strade.
All’integrativa si aggiungeranno la definizione agevolata di processi verbali
di constatazione (Pvc), avvisi di accertamento, liti pendenti, cartelle
esattoriali con la rottamazione ter, lo stralcio mini-cartelle fino a mille
euro, i ruoli su dazi e Iva all’importazione e la definizione agevolata sulle
imposte di consumo delle e-cig . Sulle liti fiscali si registrano le maggiori
novità dell’ultima stesura del decreto: con lo sconto per chi ha vinto in
secondo grado che salirebbe all’80% del valore della lite (il 50% per chi ha
vinto in primo grado) e la possibilità di pagare quanto dovuto sostanzialmente
in cinque anni, con un massimo di 20 rate trimestrali.
Anche l’edizione «3.0» della rottamazione dei ruoli consente pagamenti in termini più ampi. Con la possibilità di rivedere il piano offerta anche a chi ha aderito alla precedente definizione agevolata delle cartelle ma a condizione che entro il 7 dicembre si sia in regola con le tre rate dovute per l’anno in corso.
Entrano nel perimetro della definizione agevolata anche le imposte di consumo relative alle sigarette elettroniche per chi ha contenziosi non ancora passati in giudicato e controlli in atto sarà sufficiente versare il 5% della richiesta erariale. Si conferma, inoltre, anche la cancellazione automatica delle micro-cartelle, ossia dei carichi affidati alla riscossione dal 2000 al 2018 fino a un importo massimo di mille euro. Una cancellazione che riguarderà non solo debiti fiscali ma anche multe per violazioni al Codice della strada e le imposte locali. Nel complesso si stima un abbattimento del 25% del magazzino delle somme a ruolo con uno stralcio per 10 milioni di contribuenti.
Il decreto spinge anche sul fisco telematico. Accanto alla conferma del debutto dal prossimo 1° gennaio dell’obbligo di e-fattura tra privati ma con sanzioni ridotte o addirittura azzerate nei primi sei mesi e poi con più tempo per l’emissione, debutta anche l’obbligo di inviare gli scontrini telematici (in due tempi a seconda del volume d’affari di negozi ed esercizi) in vista del lancio della lotteria degli scontrini. A questo si aggiunge anche una novità sul fronte del processo tributario: diventeranno obbligatori (e non più facoltativo come ora) notifica e deposito di atti processuali, documenti e provvedimenti in modalità telematica per i ricorsi e gli appelli dal 1° luglio del prossimo anno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marco Mobili
Giovanni Parente
Anche l’edizione «3.0» della rottamazione dei ruoli consente pagamenti in termini più ampi. Con la possibilità di rivedere il piano offerta anche a chi ha aderito alla precedente definizione agevolata delle cartelle ma a condizione che entro il 7 dicembre si sia in regola con le tre rate dovute per l’anno in corso.
Entrano nel perimetro della definizione agevolata anche le imposte di consumo relative alle sigarette elettroniche per chi ha contenziosi non ancora passati in giudicato e controlli in atto sarà sufficiente versare il 5% della richiesta erariale. Si conferma, inoltre, anche la cancellazione automatica delle micro-cartelle, ossia dei carichi affidati alla riscossione dal 2000 al 2018 fino a un importo massimo di mille euro. Una cancellazione che riguarderà non solo debiti fiscali ma anche multe per violazioni al Codice della strada e le imposte locali. Nel complesso si stima un abbattimento del 25% del magazzino delle somme a ruolo con uno stralcio per 10 milioni di contribuenti.
Il decreto spinge anche sul fisco telematico. Accanto alla conferma del debutto dal prossimo 1° gennaio dell’obbligo di e-fattura tra privati ma con sanzioni ridotte o addirittura azzerate nei primi sei mesi e poi con più tempo per l’emissione, debutta anche l’obbligo di inviare gli scontrini telematici (in due tempi a seconda del volume d’affari di negozi ed esercizi) in vista del lancio della lotteria degli scontrini. A questo si aggiunge anche una novità sul fronte del processo tributario: diventeranno obbligatori (e non più facoltativo come ora) notifica e deposito di atti processuali, documenti e provvedimenti in modalità telematica per i ricorsi e gli appelli dal 1° luglio del prossimo anno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marco Mobili
Giovanni Parente
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Una sola possibilità per aderire e
versare
La misura
Dopo una lunga trattativa tra le forze di maggioranza, l’accordo è stato trovato sull’aspetto più controverso della pace fiscale. Ci sarà la dichiarazione integrativa anche se con una serie di paletti. In primo luogo, non si potrà dichiarare più di un terzo dell’imponibile rispetto all’anno precedente entro un tetto massimo di 100mila euro all’anno per gli ultimi periodi d’imposta fino a quello dichiarato entro il 31 ottobre 2017. Agli importi fatti emergere si applicherà un’imposta unica (una flat tax) del 20 per cento. La finestra per aderire sarà concentrata tra aprile e maggio 2019. A fronte di questo, però, sarà previsto un inasprimento a regime sul fronte delle sanzioni amministrative. In questo caso, sulla dichiarazione infedele le penalità saranno più pesanti di un quinto
I nodi
Le principali criticità potrebbero essere rappresentate dalle tempistiche dell’operazione. Ci sarà, infatti, un’unica finestra per aderire concentrata tra aprile e maggio del 2019. Ma anche versamenti molto concentrati: si dovrà pagare il dovuto a luglio e a settembre
Dopo una lunga trattativa tra le forze di maggioranza, l’accordo è stato trovato sull’aspetto più controverso della pace fiscale. Ci sarà la dichiarazione integrativa anche se con una serie di paletti. In primo luogo, non si potrà dichiarare più di un terzo dell’imponibile rispetto all’anno precedente entro un tetto massimo di 100mila euro all’anno per gli ultimi periodi d’imposta fino a quello dichiarato entro il 31 ottobre 2017. Agli importi fatti emergere si applicherà un’imposta unica (una flat tax) del 20 per cento. La finestra per aderire sarà concentrata tra aprile e maggio 2019. A fronte di questo, però, sarà previsto un inasprimento a regime sul fronte delle sanzioni amministrative. In questo caso, sulla dichiarazione infedele le penalità saranno più pesanti di un quinto
I nodi
Le principali criticità potrebbero essere rappresentate dalle tempistiche dell’operazione. Ci sarà, infatti, un’unica finestra per aderire concentrata tra aprile e maggio del 2019. Ma anche versamenti molto concentrati: si dovrà pagare il dovuto a luglio e a settembre
Rate più lunghe e addio
microcartelle
La misura
Arriva la terza edizione della rottamazione delle cartelle. Con alcune novità di rilievo che, stando alle analisi dei tecnici del Mef, potrebbero far crescere l’appeal della nuova definizione agevolata fino al 70 per cento. Tra i punti di forza la possibilità di dilazionare il pagamento in 5 anni con due versamenti l’anno semestrali entro il 31 luglio e il 30 novembre. A questo si aggiunge un tasso di interesse più che dimezzato e che passa dal 4,5% applicato nelle prime due edizioni al 2% annuo. La nuova definizione agevolata si estende anche a quanti hanno aderito alla rottamazione bis. I contribuenti interessati dovranno essere in regola con i pagamenti delle prime tre rate. Per farlo sarà sufficiente saldare il conto delle tre rate o della sola rata di novembre 2018 entro il prossimo 7 dicembre. Ci sarà anche lo stralcio delle microcartelle fino a 1.000 euro relative ai carichi dal 2000 al 2010
I nodi
La dilazione fino a 5 anni dei pagamenti diluisce anche le maggiori risorse attese dalla nuova operazione di rottamazione
Arriva la terza edizione della rottamazione delle cartelle. Con alcune novità di rilievo che, stando alle analisi dei tecnici del Mef, potrebbero far crescere l’appeal della nuova definizione agevolata fino al 70 per cento. Tra i punti di forza la possibilità di dilazionare il pagamento in 5 anni con due versamenti l’anno semestrali entro il 31 luglio e il 30 novembre. A questo si aggiunge un tasso di interesse più che dimezzato e che passa dal 4,5% applicato nelle prime due edizioni al 2% annuo. La nuova definizione agevolata si estende anche a quanti hanno aderito alla rottamazione bis. I contribuenti interessati dovranno essere in regola con i pagamenti delle prime tre rate. Per farlo sarà sufficiente saldare il conto delle tre rate o della sola rata di novembre 2018 entro il prossimo 7 dicembre. Ci sarà anche lo stralcio delle microcartelle fino a 1.000 euro relative ai carichi dal 2000 al 2010
I nodi
La dilazione fino a 5 anni dei pagamenti diluisce anche le maggiori risorse attese dalla nuova operazione di rottamazione
Dal 2020 flat tax fino a 100mila
euro
La misura
Confermata la flat tax al 15% per le partite Iva con ricavi e compensi fino a 65mila euro. Ma con una novità oggetto del confronto politico delle ultime ore: dal 2020 il tetto di ricavi e compensi dovrà salire fino a 100mila euro. Una norma che, in ogni caso, prima di diventare operativa dovrà ottenere il via libera di Bruxelles e che al momento potrebbe essere presentata come norma bandiera. L’idea già avanzata dalla Lega e a quella di una tassazione incrementale del 5% per chi ha ricavi superiori a 65mila euro e nel limite di 100mila euro o compensi. Il nuovo regime con tassazione al 15%, che sarà introdotto dal 1° gennaio con la legge di Bilancio, consentirà di ampliare la platea di almeno altre 500mila partite Iva rispetto a quelle che già oggi rientrano nel regime fofettario. Un esercito di oltre 1,2 milioni di artigiani, commercianti e professionisti. Per le nuove attività viene inoltre confermata l’aliquota del 5% per cinque anni.
I nodi
Tutti da verificare i limiti sui beni strumentali e sui limiti dei dipendenti oggi presenti nel forfettario così come l’ammontare dei coefficienti di redditività differenziati per attività economica.
Confermata la flat tax al 15% per le partite Iva con ricavi e compensi fino a 65mila euro. Ma con una novità oggetto del confronto politico delle ultime ore: dal 2020 il tetto di ricavi e compensi dovrà salire fino a 100mila euro. Una norma che, in ogni caso, prima di diventare operativa dovrà ottenere il via libera di Bruxelles e che al momento potrebbe essere presentata come norma bandiera. L’idea già avanzata dalla Lega e a quella di una tassazione incrementale del 5% per chi ha ricavi superiori a 65mila euro e nel limite di 100mila euro o compensi. Il nuovo regime con tassazione al 15%, che sarà introdotto dal 1° gennaio con la legge di Bilancio, consentirà di ampliare la platea di almeno altre 500mila partite Iva rispetto a quelle che già oggi rientrano nel regime fofettario. Un esercito di oltre 1,2 milioni di artigiani, commercianti e professionisti. Per le nuove attività viene inoltre confermata l’aliquota del 5% per cinque anni.
I nodi
Tutti da verificare i limiti sui beni strumentali e sui limiti dei dipendenti oggi presenti nel forfettario così come l’ammontare dei coefficienti di redditività differenziati per attività economica.
Mini-Ires al 15%, proroga per
l’iperammortamento
La misura
Entra nella legge di bilancio l’Ires scontata dal 24% al 15% per la spesa effettuata dalle imprese in assunzioni e beni strumentali, ma solo se incrementale rispetto ai costi sostenuti nel 2018. Alla base del calcolo per la spesa aggiuntiva ci saranno i costi in personale e beni strumentali determinati alla fine di quest’anno.
A sorpresa invece non sarebbe più prevista la proroga del superammortamento fiscale, attualmente in vigore per investimenti effettuati fino al termine del 2018 (salvo possibilità di consegne fino a giugno 2019). Si andrà avanti nel 2019 solo per investimenti con l’iperammortamento di Impresa 4.0, (beni “digitali”) ma rispetto alla prima proposta (si arrivava al 280% per il primo scaglione) si ridurranno le aliquote di maggiorazione della deduzione.
I nodi
Da verificare la compatibilità, in termini di platea dei beni agevolabili, del mix dei due interventi. E se l’impatto negativo sul mercato dei beni strumentali tradizionali dovuto all’addio al superammortamento fiscale sarà compensato dalla mini-Ires.
Entra nella legge di bilancio l’Ires scontata dal 24% al 15% per la spesa effettuata dalle imprese in assunzioni e beni strumentali, ma solo se incrementale rispetto ai costi sostenuti nel 2018. Alla base del calcolo per la spesa aggiuntiva ci saranno i costi in personale e beni strumentali determinati alla fine di quest’anno.
A sorpresa invece non sarebbe più prevista la proroga del superammortamento fiscale, attualmente in vigore per investimenti effettuati fino al termine del 2018 (salvo possibilità di consegne fino a giugno 2019). Si andrà avanti nel 2019 solo per investimenti con l’iperammortamento di Impresa 4.0, (beni “digitali”) ma rispetto alla prima proposta (si arrivava al 280% per il primo scaglione) si ridurranno le aliquote di maggiorazione della deduzione.
I nodi
Da verificare la compatibilità, in termini di platea dei beni agevolabili, del mix dei due interventi. E se l’impatto negativo sul mercato dei beni strumentali tradizionali dovuto all’addio al superammortamento fiscale sarà compensato dalla mini-Ires.
Scontrini telematici E-fattura con
avvio light
La misura
Un debutto in due tempi per l’emissione degli scontrini digitali. L’obbligo partirà dal 1° luglio 2019 per i soggetti fino a 400mila euro di volume d’affari e poi sarà esteso a tutti dal 2020. Questo consentirà anche il debutto della lotteria degli scontrini dal 2020. Sul fronte della fattura elettronica, invece, si prevede un debutto light con un meccanismo che nei primi sei mesi del 2019 prevede la mancata applicazione di sanzioni per chi emette la fattura oltre il termine previsto ma entro la liquidazione di periodo. Mentre da luglio 2019 sarà consentita l’emissione entro i 10 giorni dall'effettuazione dell’operazione. Inoltre da sempre da luglio 2019 diventerà obbligatorio il processo tributario telematico che per ora è solo facoltativo
I nodi
Restano ancora da superare le resistenze da parte di tutti gli attori coinvolti nel nuovo adempimento obbligatorio con i professionisti che stanno sottolineando tutte le incognite
Un debutto in due tempi per l’emissione degli scontrini digitali. L’obbligo partirà dal 1° luglio 2019 per i soggetti fino a 400mila euro di volume d’affari e poi sarà esteso a tutti dal 2020. Questo consentirà anche il debutto della lotteria degli scontrini dal 2020. Sul fronte della fattura elettronica, invece, si prevede un debutto light con un meccanismo che nei primi sei mesi del 2019 prevede la mancata applicazione di sanzioni per chi emette la fattura oltre il termine previsto ma entro la liquidazione di periodo. Mentre da luglio 2019 sarà consentita l’emissione entro i 10 giorni dall'effettuazione dell’operazione. Inoltre da sempre da luglio 2019 diventerà obbligatorio il processo tributario telematico che per ora è solo facoltativo
I nodi
Restano ancora da superare le resistenze da parte di tutti gli attori coinvolti nel nuovo adempimento obbligatorio con i professionisti che stanno sottolineando tutte le incognite
Per la Cigs proroga fino a 12 mesi
La misura
Arriva la proroga della Cigs. Ne potranno beneficiare anche le imprese sotto i 100 dipendenti e pure chi ha firmato un contratto di solidarietà. L’allungamento della Cigs potrà scattare dopo un accordo al ministero del Lavoro con le regioni coinvolte. Bisognerà rispettare dei paletti: i 12 mesi in più di Cigs saranno autorizzati nei casi di riorganizzazione aziendale, che prevede investimenti complessi o piani di recupero occupazionale che richiedono tempi aggiuntivi per essere completati. Nei casi di crisi, invece, la proroga della Cigs potrà arrivare fino a sei mesi. Anche qui “giustificati” per portare a termine il piano di risanamento
I nodi
L’allungamento della Cigs, stando al testo esaminato ieri dal governo, viene finanziato con fondi già stanziati nella scorsa legge di Bilancio: fino a dicembre ci sono a disposizione 60 milioni (sui 100 complessivi). Si sale a 100 il prossimo anno. Resta da capire come verrà attuata la misura nei singoli territori. La sfida principale sono le politiche attive, chiamate ora al salto di qualità.
Arriva la proroga della Cigs. Ne potranno beneficiare anche le imprese sotto i 100 dipendenti e pure chi ha firmato un contratto di solidarietà. L’allungamento della Cigs potrà scattare dopo un accordo al ministero del Lavoro con le regioni coinvolte. Bisognerà rispettare dei paletti: i 12 mesi in più di Cigs saranno autorizzati nei casi di riorganizzazione aziendale, che prevede investimenti complessi o piani di recupero occupazionale che richiedono tempi aggiuntivi per essere completati. Nei casi di crisi, invece, la proroga della Cigs potrà arrivare fino a sei mesi. Anche qui “giustificati” per portare a termine il piano di risanamento
I nodi
L’allungamento della Cigs, stando al testo esaminato ieri dal governo, viene finanziato con fondi già stanziati nella scorsa legge di Bilancio: fino a dicembre ci sono a disposizione 60 milioni (sui 100 complessivi). Si sale a 100 il prossimo anno. Resta da capire come verrà attuata la misura nei singoli territori. La sfida principale sono le politiche attive, chiamate ora al salto di qualità.
Quota 100 con 4 uscite e stretta
pensioni d’oro
Le misure
Con la legge di Bilancio arrivano “quota 100”, per consentire il pensionamento a 62 anni con 38 di contributi, e il raffreddamento del meccanismo di indicizzazione delle pensioni cosiddette “d’oro”. Quest’ultima misura era stata indicata per il decreto fiscale ma la moral suasion del Quirinale e le perplessità della Lega l’hanno fatta slittare nel disegno di legge. Si sta lavorando anche a una pace contributiva a maglie larghe con possibile rimborso fino a 5 anni dei versamenti mancanti senza interessi e more.
I nodi
Dalla stretta sulle pensioni d’oro il governo punta a risparmiare un miliardo in tre anni. Per centrare l’obiettivo si dovrà lavorare sia sulla soglia minima (ora a 4.500 euro netti al mese) sia sul tipo di rimodulazione dello schema di indicizzazione oggi previsto. Su “quota 100” resta il problema della sostenibilità della misura che, secondo Matteo Salvini dovrebbe consentire un ritiro anticipato fino a 5 anni a 400mila lavoratori. Sulla pace contributiva resta da verificare se l’intesa Lega-M5S terrà, inoltre è da vedere se la massa di pagamenti mancati in Inps aggredibile è veramente tale.
Con la legge di Bilancio arrivano “quota 100”, per consentire il pensionamento a 62 anni con 38 di contributi, e il raffreddamento del meccanismo di indicizzazione delle pensioni cosiddette “d’oro”. Quest’ultima misura era stata indicata per il decreto fiscale ma la moral suasion del Quirinale e le perplessità della Lega l’hanno fatta slittare nel disegno di legge. Si sta lavorando anche a una pace contributiva a maglie larghe con possibile rimborso fino a 5 anni dei versamenti mancanti senza interessi e more.
I nodi
Dalla stretta sulle pensioni d’oro il governo punta a risparmiare un miliardo in tre anni. Per centrare l’obiettivo si dovrà lavorare sia sulla soglia minima (ora a 4.500 euro netti al mese) sia sul tipo di rimodulazione dello schema di indicizzazione oggi previsto. Su “quota 100” resta il problema della sostenibilità della misura che, secondo Matteo Salvini dovrebbe consentire un ritiro anticipato fino a 5 anni a 400mila lavoratori. Sulla pace contributiva resta da verificare se l’intesa Lega-M5S terrà, inoltre è da vedere se la massa di pagamenti mancati in Inps aggredibile è veramente tale.
Reddito, partenza nel primo
trimestre 2019
La misura
Nel primo trimestre 2019 sarà operativo per disoccupati e lavoratori “poveri”, ovvero con reddito mensile inferiore a 780 euro (se single). Il reddito di cittadinanza è un sussidio integrativo che serve a raggiungere la soglia reddituale minima, e cresce in base al numero dei componenti del nucleo familiare. Bisognerà stipulare un patto di servizio con il centro per l’impiego e si perderà il diritto al sussidio al terzo rifiuto di un’offerta di lavoro “equa” (si potranno rifiutare le proposte di lavoro troppo distanti da casa)
I nodi
Lo strumento poggia sulla riorganizzazione dei centri per l’impiego che hanno una rete informatica carente, e non sono in grado di dialogare tra loro e con le altre amministrazioni (come Inps e Agenzia delle entrate). Serve un potenziamento quantitativo e qualitativo degli organici che devono essere formati per l’incontro tra domanda e offerta, mentre ora svolgono compiti burocratici. Inoltre tutto il piano va concertato con le Regioni, che hanno la competenza sui servizi per il lavoro. Quindi ci vorrà del tempo per riorganizzare il sistema, efficientandolo. È da chiarire cosa succederà a chi resta disoccupato e non ha ricevuto tre offerte di lavoro “eque”.
Nel primo trimestre 2019 sarà operativo per disoccupati e lavoratori “poveri”, ovvero con reddito mensile inferiore a 780 euro (se single). Il reddito di cittadinanza è un sussidio integrativo che serve a raggiungere la soglia reddituale minima, e cresce in base al numero dei componenti del nucleo familiare. Bisognerà stipulare un patto di servizio con il centro per l’impiego e si perderà il diritto al sussidio al terzo rifiuto di un’offerta di lavoro “equa” (si potranno rifiutare le proposte di lavoro troppo distanti da casa)
I nodi
Lo strumento poggia sulla riorganizzazione dei centri per l’impiego che hanno una rete informatica carente, e non sono in grado di dialogare tra loro e con le altre amministrazioni (come Inps e Agenzia delle entrate). Serve un potenziamento quantitativo e qualitativo degli organici che devono essere formati per l’incontro tra domanda e offerta, mentre ora svolgono compiti burocratici. Inoltre tutto il piano va concertato con le Regioni, che hanno la competenza sui servizi per il lavoro. Quindi ci vorrà del tempo per riorganizzare il sistema, efficientandolo. È da chiarire cosa succederà a chi resta disoccupato e non ha ricevuto tre offerte di lavoro “eque”.
Revisione codice appalti Scure su
giochi e banche
Le misure
Il ministro dell’Economia Tria ha confermato che ci saranno semplificazioni e «strumenti adeguati» per accelerare gli investimenti pubblici, vale a dire uno degli obiettivi fondamentali per accelerare la crescita. Ci sarà una prima riforma del codice degli appalti e probabilmente delle concessioni, mentre una disciplina più chiara dovrebbe favorire anche l’impegno dei capitali privati. Il Governo prevede nella manovra anche un ulteriore aumento della tassazione sul gioco d’azzardo (ogni punto di Preu su Awp e Vlt vale infatti 500 milioni). Arrivano norme anche per chiudere il pregresso sulle sigarette elettroniche per salvaguardare i posti di lavoro nel settore. Infine a concorrere alle coperture ci sarà anche una stretta su assicurazioni e banche che secondo la maggioranza vedranno un aumento della tassazione. In particolare per le banche potrebbero finire nel mirino la deducibilità degli interessi passivi, che scenderebbe dall'attuale 100% all'86%
I nodi
Alcune di queste misure sono quelle a cui stanno ancora lavorando i tecnici per trovare le coperture necessarie a far partire gli interventi bandiera del programma di Governo. E che vedranno dunque la luce solo nei prossimi giorni
Il ministro dell’Economia Tria ha confermato che ci saranno semplificazioni e «strumenti adeguati» per accelerare gli investimenti pubblici, vale a dire uno degli obiettivi fondamentali per accelerare la crescita. Ci sarà una prima riforma del codice degli appalti e probabilmente delle concessioni, mentre una disciplina più chiara dovrebbe favorire anche l’impegno dei capitali privati. Il Governo prevede nella manovra anche un ulteriore aumento della tassazione sul gioco d’azzardo (ogni punto di Preu su Awp e Vlt vale infatti 500 milioni). Arrivano norme anche per chiudere il pregresso sulle sigarette elettroniche per salvaguardare i posti di lavoro nel settore. Infine a concorrere alle coperture ci sarà anche una stretta su assicurazioni e banche che secondo la maggioranza vedranno un aumento della tassazione. In particolare per le banche potrebbero finire nel mirino la deducibilità degli interessi passivi, che scenderebbe dall'attuale 100% all'86%
I nodi
Alcune di queste misure sono quelle a cui stanno ancora lavorando i tecnici per trovare le coperture necessarie a far partire gli interventi bandiera del programma di Governo. E che vedranno dunque la luce solo nei prossimi giorni
Più facile il passaggio tra
compagnie
La misura
Nel decreto legge “omnibus”, ovvero lo stralcio del decreto fiscale, spunta anche l’Rc auto, con il tentativo di rafforzare una norma già inserita nella legge concorrenza a tutela degli automobilisti virtuosi che pagano polizze più alte a causa del territorio di residenza (soprattutto al Mezzogiorno). Un emendamento della passata legislatura - tra i firmatari tra l’altro proprio Di Maio - fu recepito nella legge concorrenza in modo più blando rispetto alle intenzioni. Il meccanismo, per applicare uno sconto parametrato alle province con meno incidenti, si rafforza, anche mediante una maggiore facilità di passaggio da una compagnia all’altra.
I nodi
Il nuovo meccanismo, se sarà confermato nelle sue anticipazioni, si espone alle stesse obiezioni sollevate in passato dalle compagnie: il rischio di compromettere il principio mutualistico delle assicurazioni. Con conseguenti rincari al Nord. E con un possibile “corollario” politico: un terreno di conflitto tra M5S e Lega.
Nel decreto legge “omnibus”, ovvero lo stralcio del decreto fiscale, spunta anche l’Rc auto, con il tentativo di rafforzare una norma già inserita nella legge concorrenza a tutela degli automobilisti virtuosi che pagano polizze più alte a causa del territorio di residenza (soprattutto al Mezzogiorno). Un emendamento della passata legislatura - tra i firmatari tra l’altro proprio Di Maio - fu recepito nella legge concorrenza in modo più blando rispetto alle intenzioni. Il meccanismo, per applicare uno sconto parametrato alle province con meno incidenti, si rafforza, anche mediante una maggiore facilità di passaggio da una compagnia all’altra.
I nodi
Il nuovo meccanismo, se sarà confermato nelle sue anticipazioni, si espone alle stesse obiezioni sollevate in passato dalle compagnie: il rischio di compromettere il principio mutualistico delle assicurazioni. Con conseguenti rincari al Nord. E con un possibile “corollario” politico: un terreno di conflitto tra M5S e Lega.
NELLA NOTTE …… IL VIA LIBERA :
ROMA
Il via libera formale alla legge di bilancio e al Dpb è arrivato ieri sera. Al testo e alle tabelle del disegno di legge i tecnici hanno continuato a lavorare per tutta la notte, nel tentativo di rispettare il termine del 15 ottobre per l’invio a Bruxelles del Documento programmatico di bilancio. Il confronto serrato tra Lega e M5S sulla pace fiscale, non privo di tensioni (il vertice mattutino è stato disertato da entrambi i vicepremier), si è concluso con il raddoppio dei decreti (oltre a quello sul fisco anche il Dl sulle semplificazioni) e l’intesa sulla “sanatoria” per le cartelle esattoriali dei contribuenti visibili al fisco, ossia che abbiano presentato la dichiarazione alle Entrate.
Niente di nuovo. Da sempre le ore che precedono il varo della manovra sono costellate di ostacoli. Ma il braccio di ferro con Bruxelles ha acceso ancora di più i riflettori sulle scelte del Governo italiano. L’attesa è soprattutto sul Documento programmatico di bilancio, che gli Stati membri devono inviare alla Commissione Ue entro il 15 ottobre, ovvero entro ieri. E nel quale sono sintetizzate le singole poste relative a entrate e spese, le loro ricadute sul Pil e quindi l’obiettivo del saldo di bilancio.
Il Governo dà per scontato l’invio del Dpb entro la mezzanotte di ieri. «Il rispetto dei tempi dimostra che abbiamo le idee chiare», ha detto il premier Giuseppe Conte rivendicando il mantenimento delle promesse e offrendo piena disponibilità al confronto con l’Europa.
L’attenzione della Commissione Ue, comunque, è concentrata molto di più sui contenuti, sulle decisioni concrete dell’Esecutivo gialloverde. A vagliarle saranno non soltanto i commissari Dombrovskis e Moscovici ma anche i capi di Stato e di Governo in occasione dell’Eurosummit di giovedì. Mentre Conte tenterà di ammorbidire le posizioni dei colleghi europei, a Roma il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici incontrerà il capo dello Stato Sergio Mattarella e anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Un confronto parallelo per evitare la rottura tra l’Italia e la Ue.
In ogni caso se da Bruxelles verranno richieste precisazioni passerà almeno una settimana. E qualora queste non fossero ritenute sufficienti e si andasse verso la bocciatura della manovra italiana, a emettere il verdetto dovrà essere l’intera Commissione entro la settimana successiva.
Ma oltre al muro contro muro esterno non mancano le tensioni all’interno della stessa maggioranza. Fibrillazioni che potrebbero emergere quando la manovra da 37 miliardi approderà in Parlamento con tutte le sue misure: flat tax, quota 100 per le pensioni, reddito di cittadinanza, mini-Ires, proroga dell’iperammortamento con attenzione alle Pmi (ma è in bilico il superammortamento), sterilizzazione degli aumenti Iva, taglio delle “pensioni d’oro” da un miliardo in tre anni. Mentre resta sul tavolo la stretta fiscale su banche e assicurazioni.
Le resistenze dei Cinque Stelle sulla pace fiscale sono state forti. Ma alla fine ieri Luigi Di Maio ha dovuto cedere al pressing dell’altro vicepremier. Matteo Salvini ha incassato il disco verde alla “pace” che si concretizzerà nello sconto fiscale per 100mila euro l’anno per coloro che pur avendo presentato la dichiarazione hanno omesso i versamenti. Di Maio ha dovuto “accontentarsi” dell’annuncio della «galera per gli evasori» spiegando, a beneficio del suo elettorato, che si tratta di «aiutare chi non ce la fa con le cartelle Equitalia». Ma ha ottenuto in cambio lo spacchettamento in un decreto ad hoc delle norme taglia-leggi: quel pacchetto semplificazioni che aveva promesso alle imprese durante la campagna elettorale.
Dalla sua, Salvini - che al termine del Consiglio dei ministri si è detto «molto soddisfatto» - ha dovuto digerire il taglio delle pensioni sopra i 4.500 euro, che però sarà inserito direttamente nella legge di bilancio e non nel decreto fiscale come avrebbe voluto il M5S. Il ministro dell’Interno ha anche confermato il taglio dei fondi per i migranti: 1,3 miliardi nei prossimi tre anni. Soddisfatto anche Di Maio: «Stiamo usando i privilegi come copertura per i diritti dei cittadini».
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Il via libera formale alla legge di bilancio e al Dpb è arrivato ieri sera. Al testo e alle tabelle del disegno di legge i tecnici hanno continuato a lavorare per tutta la notte, nel tentativo di rispettare il termine del 15 ottobre per l’invio a Bruxelles del Documento programmatico di bilancio. Il confronto serrato tra Lega e M5S sulla pace fiscale, non privo di tensioni (il vertice mattutino è stato disertato da entrambi i vicepremier), si è concluso con il raddoppio dei decreti (oltre a quello sul fisco anche il Dl sulle semplificazioni) e l’intesa sulla “sanatoria” per le cartelle esattoriali dei contribuenti visibili al fisco, ossia che abbiano presentato la dichiarazione alle Entrate.
Niente di nuovo. Da sempre le ore che precedono il varo della manovra sono costellate di ostacoli. Ma il braccio di ferro con Bruxelles ha acceso ancora di più i riflettori sulle scelte del Governo italiano. L’attesa è soprattutto sul Documento programmatico di bilancio, che gli Stati membri devono inviare alla Commissione Ue entro il 15 ottobre, ovvero entro ieri. E nel quale sono sintetizzate le singole poste relative a entrate e spese, le loro ricadute sul Pil e quindi l’obiettivo del saldo di bilancio.
Il Governo dà per scontato l’invio del Dpb entro la mezzanotte di ieri. «Il rispetto dei tempi dimostra che abbiamo le idee chiare», ha detto il premier Giuseppe Conte rivendicando il mantenimento delle promesse e offrendo piena disponibilità al confronto con l’Europa.
L’attenzione della Commissione Ue, comunque, è concentrata molto di più sui contenuti, sulle decisioni concrete dell’Esecutivo gialloverde. A vagliarle saranno non soltanto i commissari Dombrovskis e Moscovici ma anche i capi di Stato e di Governo in occasione dell’Eurosummit di giovedì. Mentre Conte tenterà di ammorbidire le posizioni dei colleghi europei, a Roma il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici incontrerà il capo dello Stato Sergio Mattarella e anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Un confronto parallelo per evitare la rottura tra l’Italia e la Ue.
In ogni caso se da Bruxelles verranno richieste precisazioni passerà almeno una settimana. E qualora queste non fossero ritenute sufficienti e si andasse verso la bocciatura della manovra italiana, a emettere il verdetto dovrà essere l’intera Commissione entro la settimana successiva.
Ma oltre al muro contro muro esterno non mancano le tensioni all’interno della stessa maggioranza. Fibrillazioni che potrebbero emergere quando la manovra da 37 miliardi approderà in Parlamento con tutte le sue misure: flat tax, quota 100 per le pensioni, reddito di cittadinanza, mini-Ires, proroga dell’iperammortamento con attenzione alle Pmi (ma è in bilico il superammortamento), sterilizzazione degli aumenti Iva, taglio delle “pensioni d’oro” da un miliardo in tre anni. Mentre resta sul tavolo la stretta fiscale su banche e assicurazioni.
Le resistenze dei Cinque Stelle sulla pace fiscale sono state forti. Ma alla fine ieri Luigi Di Maio ha dovuto cedere al pressing dell’altro vicepremier. Matteo Salvini ha incassato il disco verde alla “pace” che si concretizzerà nello sconto fiscale per 100mila euro l’anno per coloro che pur avendo presentato la dichiarazione hanno omesso i versamenti. Di Maio ha dovuto “accontentarsi” dell’annuncio della «galera per gli evasori» spiegando, a beneficio del suo elettorato, che si tratta di «aiutare chi non ce la fa con le cartelle Equitalia». Ma ha ottenuto in cambio lo spacchettamento in un decreto ad hoc delle norme taglia-leggi: quel pacchetto semplificazioni che aveva promesso alle imprese durante la campagna elettorale.
Dalla sua, Salvini - che al termine del Consiglio dei ministri si è detto «molto soddisfatto» - ha dovuto digerire il taglio delle pensioni sopra i 4.500 euro, che però sarà inserito direttamente nella legge di bilancio e non nel decreto fiscale come avrebbe voluto il M5S. Il ministro dell’Interno ha anche confermato il taglio dei fondi per i migranti: 1,3 miliardi nei prossimi tre anni. Soddisfatto anche Di Maio: «Stiamo usando i privilegi come copertura per i diritti dei cittadini».
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Barbara
Fiammeri
Manuela Perrone
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