Banche, Dijsselbloem: "Crisi dell'Italia non è acuta"

Pier Carlo Padoan e Jeroen Dijsselbloem © EPA

La crisi delle banche italiane è legata alle sofferenze e "non è acuta e questo ci dà il tempo di trovare una soluzione": lo ha detto il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, precisando che "le regole regole sono chiare", e in questo quadro "una soluzione è sempre possibile", purché si rispetti il quadro regolatorio.
"Le regole sono rigide, nel senso che mettono chiaramente nero su bianco la gerarchia del bail in", ha detto Dijsselbloem, secondo cui "in quel framework la soluzione è sempre possibile ma deve essere rispettato il quadro" normatorio. Dijsselbloem ha detto di non essere preoccupato per la situazione delle banche italiane, e che le autorità italiane ed europee stanno "parlando costruttivamente per trovare una soluzione all'interno del quadro". Il problema dei crediti deteriorati "non è nuovo, non ci sono grandi soluzioni, la soluzione va trovata gradualmente". Quella italiana "non è una crisi acuta, e questo ci dà tempo di trovare una soluzione". Per il presidente "la sola cosa importante è che rispettiamo cosa abbiamo deciso insieme, non abbiamo bisogno di mettere in discussione altre cose, c'è già molto mettere in discussione questi giorni", ha concluso.
"Le regole sono rigide, nel senso che mettono chiaramente nero su bianco la gerarchia del bail in", ha detto Dijsselbloem, secondo cui "in quel framework la soluzione è sempre possibile ma deve essere rispettato il quadro" normatorio. Dijsselbloem ha detto di non essere preoccupato per la situazione delle banche italiane, e che le autorità italiane ed europee stanno "parlando costruttivamente per trovare una soluzione all'interno del quadro". Il problema dei crediti deteriorati "non è nuovo, non ci sono grandi soluzioni, la soluzione va trovata gradualmente". Quella italiana "non è una crisi acuta, e questo ci dà tempo di trovare una soluzione". Per il presidente "la sola cosa importante è che rispettiamo cosa abbiamo deciso insieme, non abbiamo bisogno di mettere in discussione altre cose, c'è già molto mettere in discussione questi giorni", ha concluso.
"I risparmiatori saranno salvaguardati dal Governo italiano, i contatti con le autorità europee continuano positivamente come sempre è stato in questo periodo": lo ha detto il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan rispondendo a chi gli chiedeva a che punto fossero i contatti con la Commissione. Precisando di non essere a conoscenza del piano da 150 miliardi evocato da Deutsche Bank, il ministro ha spiegato che "c'è già uno strumento per la liquidità, vedremo altri strumenti sempre di tipo precauzionale".

Resta serrato il confronto Roma-Bruxelles sulle banche italiane in difficoltà e sul destino di Mps. Sarà uno dei temi, accanto all'applicazione del bail-in, che oggi e domani vedrà discutere i ministri delle Finanze Ue per la prima volta dopo la Brexit
. La questione in realtà non figura all'ordine del giorno delle due riunioni (Eurogruppo e Ecofin) e "qualunque ulteriore speculazione sarebbe forviante", sottolineano fonti Ue.

Intanto il tema scuote sempre più la politica e se il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, parla della ricerca di spinta pubblica e privati in campo per risolvere il problema, il M5S in un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo e firmato 'M5s Parlamento' afferma che Rocca Salimbeni "potrebbe scatenare una nuova crisi finanziaria globale trascinandosi dietro non solo le altre banche italiane, ma anche colossi esteri come Deutsche Bank". Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha assicurato ieri che il governo lavora per stendere una rete di protezione preventiva, da attivare in caso di necessità, con il "pieno supporto" dei partner europei. Il tempo stringe perché gli occhi di tutti sono puntati sulla soluzione al problema dei crediti in sofferenza di Mps dopo il richiamo della Bce.

Una partita che il Monte vorrebbe giocare il più possibile in autonomia, anche se appare quasi certo un intervento della mano pubblica qualora dovesse diventare inevitabile procedere a un nuovo aumento di capitale. Anche se da qui al 29 luglio si riuscisse a presentare uno schema efficace di gestione degli Npl magari utilizzando il fondo Atlante (la vigilanza chiede di smaltire in 3 anni 10,4 miliardi di sofferenze) resta comunque la spada di Damocle dei risultati degli stress test Eba che la banca potrebbe non superare. In ogni caso, secondo il M5S "la creazione di un altro fondo Atlante per comprare una parte dei crediti in sofferenza di Mps non risolverà il problema, ma farà respirare le borse per qualche mese prima di un nuovo tracollo. Più passa il tempo, più il crack sarà devastante".

Di diverso parere Taddei, secondo cui sulla ricapitalizzazione di Mps "non ci sarà alcun veto" da parte dell'Europa "perché l'articolo 45 della Comunicazione della commissione Ue sul settore bancario autorizza interventi dello Stato nel capitale delle banche in difficoltà, sospendendo il bail in e le conseguenze negative per gli obbligazionisti, quando sia a rischio la stabilità finanziaria del sistema. Le regole Ue sono spesso più avanzate di quanto non si dica".

L'impiego di soldi pubblici in Mps, comunque, non è detto che sia necessario, aggiunge Taddei, per il quale per il nodo delle banche "il governo ha fissato tre paletti ambiziosi e chiari: soluzione di mercato; uso delle regole Ue; intervento di sistema". E spiega come "il governo si stia adoperando sia per un eventuale nuovo apporto della Cassa depositi e prestiti nel fondo Atlante o Atlante bis che sarà, sia per coinvolgere nuovi soggetti, dalle casse previdenziali alle assicurazioni, perché questo mercato può offrire ottimi rendimenti".

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