LA...... BUONA POLITICA
Papa, lezione sulla buona politica
di Massimo Introvigne
La nuova Bussola Quotidiana, 27 marzo 2014
Molti
discorsi di Papa Francesco sono solo apparentemente semplici. Vale per
l'omelia pronunciata a braccio il 27 marzo nella Messa celebrata in San
Pietro con oltre cinquecento parlamentari italiani. Inutile cercarci,
come al solito, riferimenti a leggi controverse in discussione in
Parlamento. Il Papa ha ripetuto fino alla noia che di queste cose devono
occuparsi gli episcopati nazionali, non il Pontefice. E invece ai
parlamentari il Papa ha offerto una profonda lezione sulla corruzione
delle classi politiche.
La Scrittura, ha detto, propone «un dialogo
fra i lamenti di Dio e le giustificazioni degli uomini. Dio, il
Signore, si lamenta. Si lamenta di non essere stato ascoltato lungo la
storia. È sempre
lo stesso: "Ascoltate la mia voce… Io sarò il vostro Dio… Sarai
felice…" - "Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio alla mia
parola, anzi: procedettero ostinatamente secondo il loro cuore malvagio.
Invece di rivolgersi verso di me, mi hanno voltato le spalle" (Ger
7,23-24). È la storia dell’infedeltà del popolo di Dio». Dunque Dio
entra in vari modi nella storia, parla, si rivela agli uomini. Ma gli
uomini «ostinatamente» non lo ascoltano. Già nel Vecchio Testamento «è
stato un lavoro molto, molto grande quello del Signore per togliere dal
cuore del suo popolo l’idolatria, per farlo docile alla sua Parola. Ma
loro andavano su questa strada per un po’ di tempo, e poi tornavano
indietro. E così per secoli e secoli, fino al momento in cui arrivò
Gesù».
Si potrebbe immaginare che, arrivato Gesù,
l'ostinazione degli uomini abbia fatto finalmente un passo indietro e
abbiano cominciato ad ascoltare il Signore, abbandonando l'idolatria. Ma
non è stato così. «Alcuni dicevano: "Costui è il Figlio di Dio, è un
grande Profeta!"; altri, quelli di cui parla oggi il Vangelo, dicevano:
"No, è uno stregone che guarisce con il potere di Satana". Il popolo di
Dio era solo, e questa classe dirigente – i dottori della legge, i
sadducei, i farisei – era chiusa nelle sue idee, nella sua pastorale,
nella sua ideologia. E questa classe è quella che non ha ascoltato la
Parola del Signore».
Dunque abbiamo il Signore che parla e la classe dirigente
- politica e religiosa, ma all'epoca le due erano strettamente legate -
che si rifiuta di ascoltarlo. Più Dio parla chiaramente - quando arriva
Gesù molti capiscono che il messaggio è proprio di origine divina, è
difficile negarlo - più i poteri forti di questo mondo devono inventarsi
giustificazioni per non ascoltarlo. Così la classe dirigente del tempo
«per giustificarsi dice ciò che abbiamo sentito nel Vangelo:
"Quest’uomo, Gesù, scaccia i demoni con il potere di Beelzebul" (Mt
11,15). È lo stesso che dire: "È un
soldato di Beelzebul o di Satana o della cricca di Satana", è lo
stesso. Si giustificano di non aver ascoltato la chiamata del Signore».
Però la parola di Gesù è inesorabile,
e denuncia una «classe dirigente che si era allontanata dal popolo. Ed
era soltanto con l’interesse nelle sue cose: nel suo gruppo, nel suo
partito, nelle sue lotte interne». Il Papa lo ricorda ai parlamentari
italiani. Le classi dirigenti che tradivano «erano più che peccatori: il
cuore di questa gente, di questo gruppetto con il tempo si era indurito
tanto, tanto che era impossibile ascoltare la voce del Signore. E da
peccatori, sono scivolati, sono diventati corrotti. È tanto difficile
che un corrotto riesca a tornare indietro. Il peccatore sì, perché il
Signore è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato
nelle sue cose, e questi erano corrotti. E per questo si giustificano,
perché Gesù, con la sua semplicità, ma con la sua forza di Dio, dava
loro fastidio. E, passo dopo passo, finiscono per convincersi che
dovevano uccidere Gesù».
La spirale è inesorabile: dal rifiuto di ascoltare la parola di Dio,
chiusi nelle proprie beghe di partito, alla corruzione, e dalla
corruzione all'omicidio. Questi «dirigenti» che lavorano contro il bene
comune anziché a suo favore, insiste il Papa, sono peggiori dei
peccatori comuni. Lo sono perché non si limitano a comportarsi male.
Giustificano il loro cattivo comportamento e lo trasformano in
ideologia.
Questa ideologia delle classi dirigenti corrotte
normalmente fa appello in modo ipocrita alla legalità e al dovere -
degli altri. Questi dirigenti «hanno fatto resistenza alla salvezza di
amore del Signore e così sono scivolati dalla fede, da una teologia di
fede a una teologia del dovere: "Dovete fare questo, questo, questo…". E
Gesù dice loro quell’aggettivo tanto brutto: "Ipocriti! Tanti pesi
opprimenti legate sulle spalle del popolo. E voi? Nemmeno con un dito li
toccate! Ipocriti!". Hanno rifiutato l’amore del Signore e questo
rifiuto ha fatto sì che loro fossero su una strada che non era quella
della dialettica della libertà che offriva il Signore, ma quella della
logica della necessità, dove non c’è posto per il Signore».
Molti politici corrotti di ieri come di oggi
sono «comportamentali. Uomini di buone maniere, ma di cattive
abitudini. Gesù li chiama, loro, "sepolcri imbiancati". Questo è il
dolore del Signore, il dolore di Dio, il lamento di Dio». È un tema
centrale della polemica di Gesù contro i Farisei e di San Paolo contro i
dottori della legge che rifiutano il cristianesimo. Il Papa non ce l'ha
con il senso del dovere, o con i doveri reali. Nel suo Messaggio per la
Giornata Mondiale della Pace 2014 ha indicato puntigliosamente i doveri
che incombono su chi ha responsabilità politiche ed economiche. Il
bersaglio della sua polemica è un altro: è costituito dall'ipocrisia
delle classi dirigenti mascherata da appelli fasulli al dovere,
dall'inganno dei «dottori del dovere» che hanno «perso la fede» e che
impongono con zelo agli altri doveri che non hanno nessuna intenzione di
compiere essi stessi.
Certo, Papa Francesco non fa esempi concreti.
Ma smaschera la dinamica oscura della corruzione degli uomini politici,
e li invita a convertirsi. Alla fine, è questo l'unico segreto della
buona politica.
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